Noi crediamo a Babbo Natale
Carta e penna, l'indirizzo è quello di Rovaniemi, in Lapponia. Per chi non lo sapesse, la casa di Babbo Natale. Al vecchio signore in rosso abbiamo mandato otto lettere, scritte di proprio pugno da altrettanti nostri docenti. Otto missive per otto questioni aperte che riguardano il nostro paese, l'Europa, il mondo intero. Le trovate sul numero di dicembre di via Sarfatti 25, il cartaceo, ma oggi ve le proponiamo tutte insieme nella rubrica "opinioni" di questo giornale online.
Le richieste che i professori della Bocconi hanno avanzato, trenini elettrici mai arrivati a parte, toccano tutte temi particolarmente caldi. Si va dal desiderio di Franco Bruni di un sistema monetario più stabile, che possa aiutare scambi commerciali e affari finanziari, a quello di Severino Salvemini, per una cultura italiana che non sia privata dei propri mezzi. Si chiede una finanza che guardi di più all'etica, la lettera è di Maurizio Dallocchio, e che il cammino verso un'Europa salda non vada smarrito (Carlo Secchi). E poi che banche e banchieri ritrovino la pace, ma senza dimenticare una sana autocritica (Marco Onado), che i governi dei paesi ricchi si ricordino, non solo a parole, dei colleghi più poveri (Carlo Filippini) e che la famiglia, sempre tirata in mezzo ma spesso dimenticata, riceva finalmente quel sostegno economico di cui ha bisogno (Francesco Billari). Ultimo, ma non ultimo, che i protagonisti del mercato del lavoro riflettano sul proprio ruolo e tornino ad agire di conseguenza (Stefano Liebman). Un modo forse insolito di fare il bilancio dell'anno, a chiusura di questa prima decade del millennio. Ma chi più di Babbo Natale è abituato, in questo periodo, a sentirsi rivolgere le richieste più disparate? Le lettere sono partite, ora non ci resta che attendere.