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Caro Babbo Natale vorrei...

, di Carlo Secchi - professore di economics of european integration alla Bocconi
che fosse restituito all'Europa il proprio destino

Caro Babbo Natale, Le tue origini sono europee, quindi credo tu abbia a cuore il "vecchio continente", culla di civiltà e di una qualità di vita che tutti ci invidiano, pur se messa a rischio dagli sviluppi dell'economia mondiale, oltre che dalle nostre inadempienze e manchevolezze. Chiedo quindi il tuo aiuto per ristabilire le sorti della nostra cara Europa e garantirle un futuro migliore, nonostante le acque agitate che caratterizzano il mondo intero.

Innanzitutto, ti chiedo una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini europei circa quanto è stato possibile conseguire dalla dichiarazione di Schuman del 9 maggio 1950 a oggi, sia in materia di risultati da cui dipende il nostro livello di vita, che per quanto riguarda rischi assai severi sin qui esorcizzati. Che riflettano sulla storia europea, nei secoli caratterizzata più da conflitti rovinosi che da periodi di pace e prosperità, come da oltre 50 anni a questa parte. E che i più giovani chiedano ai loro nonni notizie circa le condizioni di vita, le libertà di scelta e le prospettive per il futuro di quando loro erano ragazzi. Devi cercare di liberarci dalla brutta abitudine che ci fa ritenere un fatto acquisito e permanente tutto ciò di positivo di cui godiamo, dimenticando il lavoro che è stato necessario, e ricordarci soprattutto che nulla è irreversibile, e quindi deve essere difeso con tenacia. Dacci l'orgoglio di essere europei e di ciò che l'Europa oggi rappresenta, non solo un grande spazio economico, ma anche un sistema di valori fondanti che rappresentano un livello di civiltà unico al mondo. Tra questi spicca la solidarietà all'interno degli stati membri, tra di essi e a livello internazionale, tramite la costante attenzione per i paesi meno progrediti e per tutte le situazioni dove le emergenze e i conflitti richiedano concrete forme di assistenza.Ricordaci tuttavia di considerare anche la dimensione intertemporale della solidarietà, ossia una maggiore attenzione verso gli interessi delle generazioni future, tramite comportamenti virtuosi (e non invece egoistici), per garantire un contesto di sostenibilità ai giovani di oggi e di domani, sia sul piano economico e finanziario (piuttosto che lasciare enormi debiti pubblici), che ambientale e sociale. Nel sottolineare la particolare attenzione dell'Europa per la dimensione sociale, che i Trattati esplicitamente definiscono come "economia sociale di mercato", non farci dimenticare che è possibile un uso delle risorse per fini di migliore equilibrio sociale solo se queste vengono prodotte in modo efficiente da una libera economia di mercato. La spinta verso l'efficienza e la competitività, invece, oggi passa spesso in secondo piano sia nei comportamenti dei singoli, che degli stati. La globalizzazione dell'economia e l'emergere di nuovi agguerriti protagonisti mettono a rischio molte posizioni di primato che l'Europa dava per acquisite. L'unica reazione utile consiste nel valorizzare la risorsa fondamentale di cui disponiamo, cioè il capitale umano e dunque l'attenzione che dobbiamo avere per i giovani, la loro formazione, il contesto in cui possono far crescere le proprie possibilità di miglioramento a vantaggio di se stessi e di tutti i loro concittadini. Si dice che l'Europa sta velocemente invecchiando. L'andamento demografico (anche per colpa nostra) di certo non ci è favorevole, ma quello che è soprattutto importante è che l'Europa non invecchi "nella testa" ma resti sempre giovane nel guardare con fiducia al futuro. Facci insomma capire, Caro Babbo Natale, che il nostro destino è nelle nostre mani e che è del tutto possibile ritrovare la grinta e l'entusiasmo dei primi anni in cui si è iniziato, tra difficoltà ben maggiori che al presente, a costruire l'Europa Unita.