Caro Babbo Natale vorrei...
Pace in terra ai banchieri di buona volontà. È questo, caro Babbo Natale, il messaggio che dovresti portare ai massimi dirigenti delle istituzioni finanziarie di tutto il mondo. Ti diranno subito che un po' di pace è la loro massima aspirazione, perché da tre anni a questa parte le loro coronarie sono state messe a dura prova dalla crisi finanziaria: nessuno di loro aveva mai sperimentato il vero panico finanziario, quando i mercati sembrano implodere come una centrale nucleare impazzita; pochi ne avevano letto sui libri di qualche economista con la fissazione un po' maniacale dell'instabilità; tutti erano convinti che situazioni di quel tipo non si potessero verificare nei mercati efficienti del XXI secolo.
Tutto vero, ma con la pazienza che solo tu puoi avere, spiegherai loro che le loro ansie recenti sono quasi sempre la conseguenza di scelte imprenditoriali che hanno portato a privilegiare il rischio alla "sana e prudente gestione" che è scolpita nel bronzo delle leggi bancarie di tutti i paesi. E in ogni caso, gli interventi dei principali governi e delle banche centrali, che hanno realizzato il più grande salvataggio finanziario della storia mondiale, molto hanno contribuito (a spese dei cittadini) a sedare ansie e tensioni. Ti sembrerà strano, ma non sarà facile trovare tutti immediatamente consenzienti su questo semplice punto, che credo ormai non sfugga più neanche alle tue renne.
Se dal fondo del sacco dei doni, riuscirai a trovare la scintilla del dubbio e della propensione all'autocritica (lo so, si tratta di merci rarissime, ma la mia fiducia in Babbo Natale è sterminata) sarà possibile far accettare il principio che un "banchiere di buona volontà" è qualcosa di più e di diverso rispetto a quelli che abbiamo visto all'opera (con i risultati che conosciamo) negli ultimi decenni. Perché ogni banchiere sa benissimo che la funzione di un sistema finanziario è quella di favorire la crescita economica generale, sostenendo l'attività produttiva e gli investimenti. Sa anche (benché faccia fatica ad ammetterlo) che non c'era bisogno della crisi per capire che non tutta l'innovazione finanziaria degli ultimi trent'anni è conveniente nell'interesse generale, anche se produce grandi opportunità di profitto per coloro che ne sono protagonisti. Chiarite queste due premesse di fondo, potrai far capire che la pace augurata ai banchieri di buona volontà è la contropartita della loro disponibilità a tornare ad essere fattore fondamentale dello sviluppo economico perché solo se i principali paesi torneranno ai ritmi di crescita degli ultimi vent'anni (ma senza la droga del debito) sarà possibile smaltire gli eccessi che hanno portato alla crisi.A quel punto, vedrai uno stupore fanciullesco nei volti dei banchieri, che ti diranno: ma allora non dobbiamo avere paura delle regole che le varie autorità internazionali stanno preparando per impedire nel futuro crisi come quella che abbiamo appena attraversato? È questa la via verso la pace che ci prometti? Tu, abituato a trattare con menti semplici, ti limiterai ad annuire con un dolce sorriso. E darai a loro e a noi tutti un dono prezioso: quello di un sistema bancario stabile e veramente efficiente. Ti rimarrà un piccolo compito: portare la concordia fra le autorità che stanno preparando le regole e convincerle che non possono continuare ad oscillare fra richieste di ricapitalizzazione delle banche, tasse sulle medesime ed improbabili limitazioni a certe forme di attività.È forse ancora più difficile, ma sono sicuro che te la caverai bene anche qui. Grazie di cuore. Ps: Il trenino che avevo chiesto sessant'anni fa non è ancora arrivato. Non ho perso le speranze, ma per la richiesta di quest'anno avrei un po' più di urgenza.