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Manuale semi-serio per giovani esploratori della Galassia Bocconi

, di Barbara Orlando
Versione 42.0 – Riveduta e (molto poco) corretta per le matricole 2025

Ogni fine agosto, mentre Milano riprende fiato dall’estate e i tram ricominciano a farsi strada tra motorini e pensieri veloci, una nuova ondata di esploratori si riversa in zona Bocconi. Arrivano da ogni angolo del pianeta (più di 100 le nazionalità registrate all’anagrafe Bocconi), trolley in una mano (o zaino in spalla per i più audaci) e badge nell’altra, occhi pieni di aspettative e cuori divisi tra l’entusiasmo e la sensazione di essere finiti su un altro pianeta. E in effetti, un po’ lo è. Non perché ci siano alieni (almeno, non ufficialmente), ma perché entrare in Bocconi vuol dire proiettarsi in un ambiente dove l’oggi è già domani, e dove il tuo vicino di banco potrebbe essere il futuro fondatore della startup che ti cambierà la vita… o semplicemente un compagno con cui finirai a fare project work fino alle due del mattino. Più spesso, entrambe le cose.

Allora cominciamo. Benvenuti nella Galassia Bocconi.

AVVISO IMPORTANTE: Non fatevi ingannare dal marmo elegante dell’ingresso o dai due leoni che vi accolgono nell’atrio di via Sarfatti 25 (sempre che non sfidiate la sorte e ci passiate in mezzo!) o dai blazer troppo stirati di certi individui al bar dell’edificio Roentgen. Dietro ogni grafico a torta si cela un sogno. E sotto ogni acronimo misterioso (ACME? CLEAM? BES?) si nasconde un universo parallelo. Comunque, per non sbagliare subito meglio se non perdete i Welcome Days: si sa chi ben comincia è a metà dell’opera.

Capitolo 1 – L’ingresso nell’iperspazio (aka “il primo giorno”)

Appena varchi i cancelli (fisici o digitali) della Bocconi, potresti sentirti un po’ come Arthur Dent, il protagonista della serie di romanzi di fantascienza umoristica Guida galattica per gli autostoppisti dello scrittore inglese Douglas Adams, quando scopre che la sua casa sta per essere demolita… solo che qui nessuno ti butta giù la casa. Al contrario, ti danno un badge, una borraccia,  perché qui le bottigliette di plastica sono bandite (primo comandamento: ricordati di essere sostenibile e fai la tua parte), un’agenda troppo ottimistica, 73 email al giorno (postmaster per gli adepti) e una domanda che rimbalza nell’universo: “Chi sei e chi vuoi diventare?”

Capitolo 2 – La mappa è inutile, ma tienila lo stesso

Nei prossimi mesi tra i corridoi di Sarfatti 25 e gli spazi studi del Velodromo (se vuoi orientarti naviga nel campus virtuale) incontrerai creature leggendarie: il professore che cita Platone e Pokémon nella stessa frase; il compagno di corso che ha già fondato due startup, fallito tre, ma tiene alto il morale, la studentessa silenziosa che in un solo colpo capisce il caso studio e smonta il capitalismo con una domanda. Sarai catapultato in corsi, workshop, simulazioni, certificazioni informatichecorsi di lingua (perché se ancora non sei madre lingua italiano e inglese è meglio se ti dai una mossa e visto che ci sei impara anche un’altra lingua, cinese e arabo compresi) e conference call che iniziano alle 7:59 (perché 8:00 è troppo mainstream). E capirai che il vero significato della parola “network” non ha nulla a che vedere col Wi-Fi (che comunque, funziona sorprendentemente bene).

Capitolo 3 – Il tempo è relativo, ma le deadline no

Vivi pure ogni giornata con l’energia del giovane Frodo che parte per il Monte Fato… ma ricordati che: le deadline non aspettano nessuno (nemmeno gli orchi quindi occhio vigile e ricordati: la tua You@B è il tuo faro nella nebbia); i lavori di gruppo sono esperimenti sociali in stile Black Mirror (ma li ricorderai come una delle esperienze migliori della tua vita); i professori sembrano venire da galassie lontane (e in fondo un po’ è così visto che un terzo non è italiano e gli altri hanno quasi sempre un PhD o anni di militanza alla London school of economics piuttosto che alla Pompeu Fabra di Barcellona, per non parlare del Mit di Boston o di Harvard), ma in fondo vogliono solo una cosa: che tu ti accenda. Intellettualmente, s’intende.

What makes you feel part of the Bocconi Community?

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Capitolo 4 – Al di là dell’aula: mondi nascosti

Nel sistema solare bocconiano orbitano satelliti spesso invisibili ai sensori matricolari: club, associazioni, iniziative di volontariato, musical, tornei, eventi, jam session, uno student media center che con una radio, una tv e un giornale fanno concorrenza alle migliori media company (se non vuoi perdere nessuna occasione meglio se guardi cosa ti offre Campus life). E forse una sera ti ritroverai a discutere di giustizia climatica con uno studente di giurisprudenza e una DJ australiana in terrazza. O sotto rete per cercare di sfondare il muro tirato su da due ragazze che solo la mattina prima avevi intravisto in fondo all’aula durante il corso di Blockchain and Crypto Assets (a proposito ma hai visto che figata è il Bocconi sport center?). Tutto normale. Ah, e se senti voci strane provenire dalla biblioteca o dall’aula bunker alle 2 di notte… esatto, vuol dire che sei in piena sessione esame. Tranquillo. Sempre che tu abbia studiato e sia preparato, s’intende.

Capitolo 5 – Il salto quantico: da studenti a cittadini del mondo

Un giorno, senza preavviso, ti ritroverai con un biglietto aereo in mano. Destinazione: Singapore, Boston, Nairobi o Berlino. Sì, è iniziato il tuo viaggio tra semestri all’estero (solo per fare un esempio: per saperne di più guarda cosa si sono inventati quegli straordinari agenti di viaggio delle relazioni internazionali) e stage stellari (il career services sarà il tuo alleato tra qualche semestre: non perderlo di vista mai). Capirai che Bocconi non è solo un luogo, ma un passaporto mentale. Un modo per pensare, discutere, agire. E quando tornerai, anche solo per un panino al GUD con il tuo relatore o un caffè al chioschetto con il compagno di stanza nella Residenza Castiglioni , scoprirai che sei cambiato.

Capitolo 6 – Domani

Che tu diventi economista, attivista, consulente, poeta fiscale o astronauta del diritto societario, ricordati: non sei qui solo per imparare, ma per contribuire. A cosa? E me lo chiedi pure? Non lo hai ancora capito? A costruire il mondo che verrà, possibilmente migliore di quello che hai trovato.

Postilla finale (da appendere nello zaino)

In questa galassia ti sentirai a volte smarrito. A volte stanco. Spesso ispirato. Quasi sempre affamato (l’offerta di cibo è ampia, ma il tempo è scarso). Quando capita, respira, guarda il cielo sopra il Velodromo, fatti un giro nel parco di via Sarfatti 10, e ricorda una cosa fondamentale: non sei solo, hai amici, compagni di studio, professori, tutor fino agli psicologi del servizio counseling pronti ad aiutarti. 

Don’t Panic. E goditi il viaggio.

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