
Seguite il metodo
Giornalista professionista, esperta di politica internazionale e geopolitica, vicedirettrice del quotidiano Il Foglio, Paola Peduzzi, piacentina d’origine trapiantata a Milano, si è laureata all’Università Bocconi nel 1999 e, anche se la strada intrapresa è apparentemente distante dal percorso di studi, in realtà le radici del suo percorso sono ben piantate negli spazi dell’ateneo di via Sarfatti, nelle sue aule, tra i suoi banchi, in mezzo a colleghi e professori che sono stati fondamentali nella sua formazione. E anche grazie alle opportunità che la Bocconi le ha offerto, come lei stessa racconta in questa intervista in occasione dei Welcome Days, il tradizionale evento di benvenuto alle matricole.
Nuovi studenti e nuove studentesse stanno per iniziare il percorso che lei ha intrapreso circa 30 anni fa. Che consiglio si sente di dar loro?
La Bocconi ha un metodo, fatto di lezioni, studio ed esami molto ben organizzato, che è come un binario costruito appositamente per voi. Seguitelo, anche nei momenti di difficoltà, e non vi perderete. E poi coltivate i rapporti umani con gli altri studenti ma anche il rapporto con i professori al di là di lezioni ed esami: hanno molto da darvi, un patrimonio della cui importanza vi renderete conto in futuro.
Alcuni studenti arrivano in Bocconi con le idee chiare in testa e un obiettivo prefissato che perseguono con determinazione. Altri invece devono ancora farsi un’idea precisa di quello che vogliono fare da grandi. Lei a quale categoria apparteneva?
Alla seconda. Mi sono infatti iscritta al Des ma poi, dopo un anno, sono passata a Economia aziendale, con qualche rimpianto successivo visto che il Des assomigliava di più al lavoro di approfondimento che faccio ancora oggi. Invidio molto quelli che hanno ben chiaro il proprio obiettivo di carriera fin da subito e lo perseguono con tenacia, ma se non è così, se le idee non sono chiare come nel mio caso, da un lato è un vantaggio perché assorbi tutto, dall’altro però rischi di perderti. Seguire il metodo mi ha consentito di superare questa difficoltà e di laurearmi velocemente, che era il mio obiettivo primario, con una tesi su un tema come la sostenibilità ambientale, che allora era considerato di frontiera.
Perché ha scelto la Bocconi?
Io in realtà avevo una grande passione, gli studi classici, e poi successivamente un’altra per l’oceanografia. Se avessi seguito la mia inclinazione sino in fondo avrei fatto lettere antiche. Avevo però il desiderio, in un certo senso anche la necessità, di qualcosa che mi riportasse nella vita reale, che mi aiutasse a comprendere il mondo. Ho scelto una facoltà che mi tenesse con i piedi per terra, in un luogo di eccellenza.
Lo snodo cruciale della sua carriera, una volta laureata, arriva proprio grazie alla Bocconi…
Dopo un periodo trascorso negli Stati Uniti, in California, per imparare l’inglese, torno in Italia e l’Università offre l’opportunità di uno stage di tre mesi a Parigi presso la rappresentanza italiana dell’Unesco proprio nel periodo in cui a Parigi confluivano le delegazioni Unesco di tutto il mondo. Ha rappresentato per me un momento molto formativo, la mia prima vera presa di contatto con carriere molto diverse nell’ambito delle Nazioni Unite, da chi faceva l’antropologo a coloro i quali si occupavano della gestione dei siti Unesco. Un’esperienza per la quale sarò sempre grata alla Bocconi.
E che l’ha aiutata nelle scelte future…
Sì, al termine di quel periodo ho fatto alcune esperienze in azienda che mi hanno fatto capire meglio che cosa non avrei voluto fare. E, di conseguenza, quali fossero le mie vere passioni: in particolare la scuola di giornalismo, l’inizio del percorso che mi ha portata dove sono adesso.
I ragazzi di oggi, si sente dire, sono diversi da quelli delle generazioni precedenti, così come è diverso il mondo. In che cosa consiste questa diversità secondo Paola Peduzzi?
Sono molto curiosi e aperti alle novità e al confronto, noi eravamo più dipendenti dal contesto familiare. Ora si confrontano con i loro coetanei stranieri e questo grazie anche alle università, perché gli atenei italiani di punta, come la Bocconi, sono oggi delle eccellenze competitive anche a livello internazionale. Personalmente sono molto fiduciosa verso le nuove generazioni.