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Persone e impresa, l’equilibrio possibile

, di Michele Chicco
Per Giacomo Piantoni, alumnus Bocconi e Hr Director di Nestlé Italia, prendersi cura delle persone significa dare senso al lavoro, attrarre talenti e rafforzare la competitività dell’impresa

In un decennio i bisogni sul mondo del lavoro sono cambiati e le imprese sono corse ai ripari per rispondere alle nuove necessità dei dipendenti. Giacomo Piantoni, alumnus Bocconi e Hr Director di Nestlé in Italia, ha vissuto in prima linea questa era di transizione, riuscendo a mettere in campo un “ecosistema” basato su parole chiave come “fiducia e ascolto”. Caricando di responsabilità anche i singoli manager. 

Come è cambiato il welfare aziendale?

Le imprese sanno di dover essere un attore positivo dal punto di vista sociale e hanno capito di dover fare in modo che le persone possano essere se stesse ed esprimersi al meglio al lavoro, come individui e come professionisti. Il benessere dell'azienda e il benessere delle persone sono collegati e interdipendenti. Prendersi cura dei collaboratori significa prendersi cura anche del business. 

Come si crea questo circolo virtuoso? 

Ci deve essere l'ascolto continuo e bisogna creare un ecosistema di iniziative, non basta inviare messaggi spot. Ambiente di lavoro inclusivo, leadership partecipativa, apprendimento continuo e agilità organizzativa sono elementi chiave. Ci sono dei trend chiari circa i nuovi bisogni: primo fra tutti, il benessere fisico-mentale al quale viene attribuita molta importanza. È necessario garantire equilibrio tra il tempo dedicato al lavoro e il tempo dedicato alle attività personali; senza dimenticare che ormai al lavoro è legato a un significato sempre più profondo che ci porta a chiederci quale sia l'impatto sul mondo di ciò che facciamo. Per creare maggiore consapevolezza abbiamo attivato le comunità emozionali: gruppi di persone che animano iniziative bottom up su aree come Gender Balance, Disability, Youth, Cultura e Tempo libero, che generano valore condiviso, per la persona e per l'azienda.

Come si costruisce un welfare aziendale adatto ai tempi?

Ascoltare e adattare il nostro ecosistema è fondamentale. Per venire incontro ai temi legati alla salute, abbiamo assunto in azienda un medico e collaboriamo con uno psicologo che segue gli employees, su base volontaria, nella loro condizione fisica e mentale. Analizziamo anche il tema della salute per macro unità organizzative, con una mappatura che ci consente di portare avanti iniziative di prevenzione e sensibilizzazione. Lavoriamo molto sui responsabili dei vari uffici: gli studi ci dicono che un Line Manager incide sulla salute mentale più del partner. Se un capo non è consapevole dell'impatto che ha sulla salute mentale delle proprie persone  ci sono impatti umani e di business. Per questo siamo partiti con programmi di formazione per generare consapevolezza e stimolare l'intelligenza emotiva dei manager. 

Qual è la vostra idea di smart working?

Abbiamo un modello basato su responsabilizzazione, delega e fiducia che chiamiamo 'FAB', (Flessibile, Adattabile e Bilanciato). Non esiste una regola univoca in tutta l'azienda, ma ogni team in funzione del tipo di lavoro che deve fare decide il giusto mix tra lavoro da remoto e in presenza. Quello che è importante è il risultato. 

Come si è accorto che il mondo del lavoro stava cambiando?

Lo si vede dalle nostre survey sul clima aziendale, parlando con le persone o osservando il loro comportamenti. Prendiamo i neo papà: sono molto diversi dal passato, dieci anni fa, quando per legge i giorni di congedo di paternità erano tre, avevamo lanciato un programma rivolto ai neo papà di 10 giorni retribuiti dall'azienda. Ha avuto pochissimo successo. Quattro anni fa abbiamo alzato l’asticella con il Nestlé baby leave, un congedo parentale retribuito al 100% per 3 mesi: abbiamo il 98% di adesioni. È cambiata la policy aziendale, ma sta cambiando la ripartizione dei ruoli nelle famiglie.

Costruire questo ecosistema di welfare aiuta ad attrarre e trattenere talenti? 

Tantissimo. Noi abbiamo poco turnover, ma quando i baby boomer saranno in pensione avremo un'emorragia di persone che dovranno essere sostituite. I giovani sono sempre meno e decidono spesso di andare all’estero. Avere un ambiente di lavoro che risponde ai bisogni delle nostre persone aiuta a ingaggiarle e contribuisce alla loro realizzazione come professionisti e come essere umani.

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