Dove cresci è dove impari a vincere
Idee chiare e piedi ben piantati per terra. Daniele Sesoldi, fin da piccolo, è così. Perché qualunque bambino, quando gli mettono in mano per la prima volta un pallone da basket, corre con la mente all’Nba e alla maglia della propria Nazionale, sogni nella stragrande maggioranza dei casi destinati a rimanere tali. Daniele invece ha sempre avuto un obiettivo ambizioso e pienamente coerente con i suoi valori: difendere i colori bianco e rosso dell’USE Basket di Empoli, squadra della propria città, e farlo a lungo, possibilmente per sempre.
Un inizio così così
“Sono entrato in palestra che avevo 6 o 7 anni”, ricorda Daniele, 33 anni, laureato in ingegneria informatica e oggi iscritto all’Executive Mba di SDA Bocconi School of management per aggiungere competenze manageriali a quelle tecniche che già possiede, “per seguire l’esempio di mio padre, che è stato un giocatore forse migliore di me, arrivato anche in A2, e di mia sorella più grande”. Oggi Daniele, ruolo ala-centro, è il capitano della Use Computer Gross Empoli, in serie B, dove gioca da sempre in un’era in cui, negli sport di squadra, cambiare società quasi ogni anno è la norma, anche se gli inizi non erano stati incoraggianti: “Fino ai 12-13 anni non ero tra i più talentuosi”, dice, “poi intorno ai 15 sono migliorato molto e sono arrivate le convocazioni in prima squadra. All’inizio non giocavo, ma mi allenavo con gente molto più grande di me. E imparavo”. Così bene da diventare, oltre 450 partite dopo, una delle colonne della squadra in serie B, una categoria che, attraverso le varie riforme dei campionati avvenute nel corso degli anni, è uno strano mix di professionismo e non professionismo anche se il livello è alto e l’impegno richiesto quasi totale.
Puntare al massimo ogni giorno
“Io non ho mai avuto il desiderio di vivere di basket”, dice Daniele, “lo sport è sempre stato una forma di accompagnamento alla vita vera, che doveva essere altro. Avevo i miei obiettivi, volevo studiare ingegneria informatica e poi lavorare in quel campo. Ma ho sempre avuto compagni che vivevano di basket, anche se ovviamente non è una cosa che puoi fare per tutta la vita”. Oggi Daniele guida l’area tecnologica di una grande realtà digitale e parallelamente porta avanti la sua esperienza sportiva. Un impegno complesso, che però per Daniele si può sostenere: “Io ce l’ho sempre fatta e continuo tuttora, a prezzo di grandi sacrifici. Molto dipende dal livello a cui arrivi come giocatore e di conseguenza dall’impegno che ti viene richiesto. Forse non sono mai stato abbastanza forte da poter pensare di vivere di basket e focalizzarmi solo su quello. Ma in realtà non è mai stato il mio obiettivo, perché in alcuni momenti della carriera ho avuto richieste per andare altrove”, continua Daniele, “ma ho preferito restare a Empoli dove potevo portare avanti tutto quanto”. La vita di uno studente-lavoratore-giocatore, come quella di Daniele in questo momento, è tutt’altro che semplice: “Ogni giorno devo conciliare le terapie per un problema alla schiena, il lavoro, l’allenamento e gli impegni con il Master, oltre ovviamente alla vita privata. Una faticaccia, certo, ma è proprio qui che entrano in gioco la mia determinazione e la mia passione: mantenere alto il livello in tutto ciò che faccio è una scelta quotidiana, non una casualità. So quanto lo sport mi abbia insegnato a gestire le pressioni, le responsabilità e i sacrifici, ed è grazie a questo equilibrio che continuo a dare sempre il massimo, dentro e fuori dal campo”.
Carriera professionale al centro
In questo particolare momento della sua vita Daniele, oltre al rinnovato impegno con il basket, è molto focalizzato sulla professione, come testimonia anche la decisione di frequentare il Master: “L’Executive Mba sarà uno strumento che mi permetterà di consolidare ancora di più le mie competenze manageriali. E’ il massimo della formazione in questo ambito, che potrà aprirmi molte strade, anche lontano dalla mia città. E’ una questione di incastri, la vita è tutta una questione di incastri”. In questo tumulto di idee e iniziative, un posto per il basket nella vita di Daniele Sesoldi ci sarà sempre. Nel cuore, certamente, ma forse anche nei fatti: “La società è casa mia, ho un rapporto eccezionale con tutti, mi è sempre stato detto che porto un valore aggiunto, che sia come capitano, per quello che faccio in campo e fuori, o in qualunque altro ruolo. Valuterò in seguito, come dicevo prima bisogna incastrare tutto, come ho sempre fatto”. Non c’è ragione perché non possa farlo anche in futuro.