
Pensare l’impensabile
Molte decisioni individuali e politiche economiche avvengono in condizioni di profonda incertezza, spesso senza una chiara conoscenza degli scenari futuri o delle conseguenze possibili. Tuttavia, la storia ha dimostrato che gli shock passati, come la crisi finanziaria del 2008, la pandemia COVID-19 o la crisi energetica, ci hanno insegnato lezioni fondamentali su come le economie e le istituzioni possano adattarsi agli eventi imprevisti.
Pensiamo all’estrema incertezza che governa gli effetti futuri dell’Intelligenza Artificiale, del cambiamento climatico o ai futuri scenari geopolitici. Le parole dell’ex Segretario di Stato americano Rumsfeld riassumono bene questa consapevolezza:
`I resoconti che dicono che qualcosa non è accaduto sono sempre interessanti per me, perché, come sappiamo, ci sono cose note, cioè cose che sappiamo di sapere. Sappiamo anche che ci sono delle incognite note, cioè sappiamo che ci sono delle cose che non conosciamo. Ma ci sono anche le incognite sconosciute, quelle che non sappiamo di non sapere.’
Come può la società prepararsi a tali scenari?
L’estrema ignoranza può portare all’immobilismo (non sapendo cosa fare, non faccio nulla) oppure ad ignorare la possibilità stessa di eventi rilevanti imprevedibili. Entrambi gli atteggiamenti appaiono ingenui.
Il primo passo è invece riconoscere la nostra ignoranza, ampliando la gamma di modelli utilizzati dagli economisti. Alcuni rami della ricerca economica esistente studiano seriamente queste tematiche. Parte di essa già fornisce strumenti utili per affrontare questo tipo di questioni, alquanto rilevanti in macroeconomia, politica economica ed economia applicata.
Una prima indicazione è l’importanza di creare ‘opzioni di default’ facili da raggiungere, con conseguenze note e prevedibili. Queste forniscono una sorta di assicurazione generica contro eventi estremi. La crisi finanziaria del 2008 ha mostrato come la mancanza di strutture di emergenza per la liquidità abbia aggravato la recessione, mentre la pandemia COVID-19 ha evidenziato l’importanza di sistemi sanitari e infrastrutture digitali resilienti. Un esempio pratico è la struttura e-government creata dall’Estonia che garantisce a tutti gli effetti il funzionamento dell’apparato governativo dall’estero o virtualmente, utilizzabile per esempio in caso di invasione o attacco cibernetico. Sistemi di pagamento alternativi - come i sistemi Russi MIR and SPFS, o il progetto BRICS – costituiscono esempi di ‘uscita di sicurezza finanziaria’ attuabili in situazioni di estrema crisi.
In secondo luogo, istituzioni flessibili e resilienti permettono di gestire meglio eventi inattesi, limitando possibili conseguenze negative sfruttando al contempo eventuali opportunità.
Esempi concreti sono la creazione di scorte precauzionali in infrastrutture critiche e, ancora una volta, l’esempio della piattaforma digitale per l'e-schooling in Estonia, che ha permesso una rapida adattabilità del sistema educativo durante la pandemia COVID. Anche il decentramento del potere politico ed economico come nei casi di federalismo con diversificazione economica presenti, ad esempio, in Canada e Svizzera riducono la vulnerabilità a shocks estremi.
Flessibilità e resilienza possono, a loro volta, essere potenziate promuovendo una pluralità di prospettive e approcci, valorizzando – in ultima analisi - educazione e pensiero critico.
Quindi i modelli economici sono poco utili? No, al contrario. In macroeconomia è ben noto che i modelli sono versioni altamente stilizzate della realtà. Sebbene alcuni economisti puntino a sfruttare l’espansione delle capacità computazionali per arricchirli e integrare sempre più elementi rilevanti, la loro utilità non è solo quantitativa. Nella loro forma astratta, i modelli economici permettono di formalizzare analogie tra situazioni così diverse da non poter essere considerate simili in senso statistico. In questo modo, diventano strumenti essenziali per descrivere scenari futuri e favorire un dibattito produttivo, raggiungendo due obiettivi cruciali: esplicitare le assunzioni alla base dell’analisi e fornire un linguaggio comune, almeno per i tecnici che assistono i decisori politici.
In conclusione, una società consapevole della sua inevitabile ignoranza rispetto al futuro può scegliere di investire più massicciamente nella capacità di adattarsi, riorganizzarsi e prosperare di fronte all’inatteso. Allo stesso tempo, il ruolo dei modelli economici in questo campo potrebbe orientarsi verso una descrizione ‘narrativa’ degli scenari futuri al fine di fornire raccomandazioni di policy più qualitative.