 
  Banche alla prova del clima
L’Autorità bancaria europea (EBA) ha pubblicato il 9 gennaio 2025 le linee guida definitive sulla gestione dei rischi ESG, destinate ad applicarsi a partire dall’11 gennaio 2026 (con un anno di proroga per gli istituti meno complessi). Tali linee guida costituiscono una risposta regolatoria strategica alle sfide poste dal cambiamento climatico e dagli altri fattori ambientali, sociali e di governance, con l’obiettivo esplicito di rafforzare la resilienza del sistema bancario europeo.
Nel quadro della strategia dell’EBA sulla finanza sostenibile, le nuove linee guida rappresentano un pilastro essenziale del piano di attuazione del pacchetto bancario dell’UE. Ai sensi della Direttiva 2013/36/UE (CRD), l’EBA ha il compito di definire standard minimi e metodologie comuni per permettere agli istituti di credito di identificare, valutare, gestire e monitorare in modo strutturato i rischi ESG, con particolare attenzione ai rischi ambientali connessi al cambiamento climatico. In tal senso, le linee guida costituiscono un riferimento metodologico essenziale per l’integrazione sistematica dei rischi ESG nella governance bancaria, nei processi di gestione del rischio e nella pianificazione strategica.
Uno degli assi portanti delle nuove disposizioni riguarda l’allineamento del sistema bancario agli obiettivi di neutralità climatica dell’Unione europea entro il 2050, come stabilito dal Regolamento (UE) 2021/1119 (“Legge europea sul clima”). Questo obiettivo implica la trasformazione profonda dell’economia europea, secondo un modello a basse emissioni di carbonio, resiliente ai cambiamenti climatici e coerente con l’Accordo di Parigi e l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
La transizione climatica, tuttavia, non è priva di implicazioni finanziarie: il passaggio verso un’economia carbon-free comporta rischi di transizione, quali l’obsolescenza tecnologica, l’evoluzione delle preferenze dei consumatori e la riallocazione del capitale. A questi si aggiungono i rischi fisici, derivanti dalla maggiore frequenza e severità di eventi climatici estremi (es. inondazioni, siccità, incendi) e dagli effetti cronici del riscaldamento globale, come la desertificazione, la perdita di biodiversità e l’innalzamento del livello dei mari. L’integrazione di tali rischi nelle strategie bancarie non è solo una misura di prudenza, ma una condizione necessaria per assicurare la stabilità finanziaria a lungo termine, prevenire shock sistemici e sostenere un’allocazione efficiente del capitale verso attività compatibili con gli obiettivi climatici. In questo senso, le linee guida EBA operano come strumento regolatorio abilitante della transizione ecologica.
Le linee guida impongono un profondo ripensamento dei modelli di gestione del rischio bancario. Gli istituti sono chiamati a identificare, misurare, gestire e monitorare i rischi ESG, con particolare enfasi su quelli ambientali e climatici. Tali rischi dovranno essere integrati nei processi di valutazione del rischio patrimoniale (ICAAP), nella definizione del risk appetite, nei controlli interni e nel sistema di reporting interno ed esterno. Le banche sono chiamate a sviluppare piani specifici di gestione dei rischi climatici, con scadenze, obiettivi misurabili e tappe intermedie, allineati ai target climatici europei e – per gli enti transnazionali – anche alle normative climatiche dei Paesi terzi.
Particolare attenzione viene posta alla valutazione della materialità dei rischi ESG attraverso approcci metodologici multidimensionali, basati su dati granulari e scenari prospettici. Il contesto che giustifica tali misure è caratterizzato da una crescente esposizione del settore finanziario a rischi fisici e di transizione, derivanti da fattori ambientali (es. eventi climatici estremi, perdita di biodiversità), sociali (es. diritti umani, salute, digitalizzazione) e di governance (es. corruzione, carenze nei vertici aziendali).
Il cambiamento climatico rappresenta un rischio sistemico globale, capace di compromettere il funzionamento ordinato dei mercati finanziari. A differenza dei rischi tradizionali, il rischio climatico si caratterizza per orizzonti temporali estesi e incerti, effetti non lineari ma cumulativi e presenta interconnessioni complesse tra rischi fisici, economici, sociali e geopolitici. In tale contesto, le banche devono dotarsi di capacità predittive e adattive superiori rispetto al passato. La gestione del rischio climatico non può più limitarsi a una funzione di compliance, ma deve diventare parte integrante della strategia competitiva, del modello di business e della cultura organizzativa degli intermediari finanziari.
Le linee guida EBA costituiscono un passo fondamentale verso un modello bancario più resiliente, trasparente e sostenibile. In un’economia sempre più interconnessa e vulnerabile alle crisi ambientali, l’integrazione dei rischi ESG – e in particolare dei rischi climatici – rappresenta una necessità sistemica e una responsabilità istituzionale. La capacità del settore bancario di contribuire attivamente alla transizione verso un’economia a zero emissioni nette entro il 2050 sarà determinante non solo per la stabilità finanziaria, ma per la tenuta socioeconomica dell’Unione europea nel suo complesso.
 
