L'Unione europea? Si fa in corsia
L'allargamento dell'Unione europea e la crescente mobilità dei cittadini richiedono maggiore chiarezza nelle regole che disciplinano il finanziamento e le modalità di accesso ai servizi sanitari per i cittadini europei all'estero. A tal fine la direttiva 2011/24/Ue E), approvata il 9 marzo 2011 dal Parlamento europeo e dal Consiglio dopo un lungo e complesso processo negoziale, fornisce un quadro specifico per l'assistenza sanitaria transfrontaliera, stabilendo i diritti dei pazienti a ricevere assistenza sanitaria all'estero, il diritto al rimborso e le relative specifiche, nonché il diritto dei pazienti a informazioni adeguate sull'offerta di servizi disponibili, sulla loro qualità e sicurezza. La direttiva sancisce il diritto al rimborso delle spese sostenute all'estero, continuando a prevedere per il paese di affiliazione la possibilità di richiedere l'autorizzazione preventiva, per i servizi ospedalieri, quando il paziente intenda pernottare almeno un giorno nella struttura all'estero e per cure altamente specializzate e costose. I motivi per rifiutare l'autorizzazione dovranno essere limitati a quelli relativi alla sicurezza del paziente, esplicitati in una lista, e l'autorizzazione non potrà essere negata qualora i trattamenti necessari non siano disponibili nel paese di origine.
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Fabrizio Tediosi |
La nuova direttiva potrebbe favorire, nel medio-lungo periodo, lo sviluppo di un turismo sanitario europeo, attualmente limitato, soprattutto nelle zone di confine, con conseguenze sia per la spesa sanitaria pubblica sia per l'organizzazione dei servizi. La direttiva apre le porte a una maggiore integrazione dei sistemi sanitari europei, e potrebbe avere un impatto significativo sull'equità di accesso ai servizi, sugli standard di qualità e la garanzia di continuità assistenziale, nonché sui tempi di attesa.Il nostro Servizio sanitario nazionale (Ssn) deve, quindi, attrezzarsi per affrontare la sfida. L'Italia, infatti, spende per l'assistenza offerta ai cittadini italiani dagli altri paesi dell'Unione europea più di quanto incassa da questi paesi per i servizi offerti dal Ssn ai cittadini europei (-127 milioni di euro nel biennio 2007-2008). I debiti sono dovuti soprattutto al ricorso ad assistenza ospedaliera nei paesi limitrofi (Francia, Svizzera, Austria) e in Belgio. Dal punto di vista della garanzia di equità di accesso ai servizi e della continuità assistenziale, per esempio, nel nostro Ssn decentrato, sarà necessario monitorare il comportamento delle regioni per quanto riguarda sia i servizi offerti sia il rimborso delle spese accessorie. Il livello centrale, tramite il ministero della Salute e/o l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, dovrà coordinare, e monitorare, gli sforzi delle regioni per garantire un'informazione adeguata e facilmente accessibile sia ai cittadini/pazienti sia agli operatori sanitari. Una maggiore mobilità sanitaria europea può essere un'opportunità per i paesi con standard di qualità dei servizi migliori e che sapranno comunicarlo in modo efficace ai cittadini residenti ed europei. Analogamente a quanto sta avvenendo in altri paesi d'Europa, anche in Italia sarà necessario informare adeguatamente i cittadini sui loro diritti all'assistenza sanitaria negli altri paesi europei e sulle regole che disciplinano tale diritto.