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Con l’invecchiamento e la fragilità crescente, l’assistenza agli anziani non autosufficienti diventa una sfida sociale ed economica. Le polizze di Long Term Care (LTC), pensate per coprire i costi dell’assistenza a lungo termine, possono essere parte della risposta, ma servono soluzioni collettive e sostenibili

Il rischio di perdita dell’autosufficienza e la conseguente necessità di fornire cure (di natura medica e non medica) stanno diventando sempre più rilevanti nelle economie avanzate soprattutto a causa dell’invecchiamento della popolazione. 

L’assistenza richiesta per fare fronte al bisogno di un anziano “fragile” è un’attività ad alta intensità di lavoro e di tempo che si protrae per un periodo imprevisto, è costosa ed è solo in parte erogata e finanziata tramite strumenti di welfare pubblico. 

La solidarietà familiare era in passato il principale canale di fornitura delle prestazioni necessarie. Nel caso dell’anziano, questo avveniva attraverso l’assistenza informale del coniuge (se presente) o dei figli (specialmente se di sesso femminile), qualora geograficamente prossimi al luogo di residenza del soggetto in bisogno.  

Il ruolo che la solidarietà familiare è in grado di dispiegare oggi è fortemente ridimensionato a causa di fattori di tipo demografico e valoriale. Ciò mette a nudo le carenze nelle politiche pubbliche e negli interventi di tipo privato per gestire efficacemente una situazione che diventa drammatica quando il soggetto a rischio è solo.

Si pongono peraltro tre diversi tipi di problemi: (1) la creazione di soluzioni assistenziali efficaci ed economicamente efficienti, (2) il finanziamento del costo che la loro erogazione comporta (3) l’integrazione fra i diversi agenti che erogano l’assitenza (di tipo formale o informale) al fine di ridurre il costo complessivo di questa per la società.

Per quanto riguarda specificamente il secondo aspetto, una prima soluzione è quella di utilizzare il risparmio privato accantonato allo scopo. Si tratta di una opzione di semplice attivazione, almeno all’apparenza ma che, a causa della natura poco prevedibile dell’entità della spesa necessaria per fronteggiare le cure necessarie, può rivelarsi non efficace.

Una seconda soluzione ha natura assicurativa. In questo caso il finanziamento dell’assistenza è a carico di un assicuratore, presso il quale il soggetto in stato di necessità ha precedentemente acceso una polizza mediante il versamento di premi.

Le polizze Long Term Care (LTC) sono i contratti attivabili a questo scopo.

La polizza può essere di tipo individuale o collettivo e può essere venduta in accoppiamento ad altri prodotti assicurativi, tipicamente polizze vita. Può essere a vita intera (per cui copre il rischio di non autosufficienza per tutta la durata della vita dell’assicurato) o prevedere un termine. In questo caso, se la non autosufficienza si manifesta dopo il termine previsto in contratto, l’assicuratore non è tenuto ad alcuna prestazione.

Quest’ultima è prevista esclusivamente nel caso in cui il soggetto assicurato sia non autosufficiente, ovvero non più in grado di svolgere in autonomia le attività del vivere quotidiano. 

La diffusione di queste polizze in Italia è ancora limitata. A fronte del 6% della popolazione italiana ultrasessantacinquenne che manifestava un fabbisogno di assistenza colmato mediante strumenti di assistenza “formali” (servizi socio-assistenziali domiciliari pubblici o degenza in casa di cura), nel 2022 le polizze LTC attive erano pari a 120mila, numero corrispondente allo 0,2% degli italiani di età superiore ai 65 anni.

Le ragioni di questa carenza sono varie. Dal lato della domanda pesano il costo, percepito come elevato dai potenziali acquirenti, oltre alla mancanza di adeguata informazione circa i vantaggi del prodotto. Dal lato dell’offerta la difficoltà di gestione del rischio per gli assicuratori inibisce l’applicazione di condizioni convenienti che renderebbero la polizza più appetibile. 

L’esperienza di paesi esteri dove il mercato è più sviluppato (segnatamente Israele – dove il 60% della popolazione ha una copertura di questo tipo e Francia – dove sono attive 5,5 milioni di polizze LTC, numero corrispondente al 10% della popolazione adulta del paese) è però incoraggiante. 

In particolare, soluzioni di tipo collettivo sembrano essere la strada più promettente per estendere queste coperture a fasce di popolazione più ampie. 

In un contratto collettivo gli assicurati non sono soggetti che hanno una motivazione specifica – tipicamente consistente nel fatto di essere particolarmente esposti al rischio - per sottoscrivere il contratto. Essi beneficiano della copertura in quanto appartenenti a una certa collettività – ad esempio perché il loro rapporto di lavoro è disciplinato da un accordo nell’ambito del quale la copertura è prevista come benefit. 

Questo rende da una parte più facilmente gestibile il rischio per l’assicuratore. Dall’altra consente di spuntare condizioni più favorevoli agli assicurati. Ciò anche grazie ad un meccanismo di solidarietà. Infatti, il pagamento di un premio uguale per tutti gli appartenenti alla collettività assicurata implica che i soggetti che non fruiranno delle prestazioni previste in contratto, perché fortunatamente non incorreranno nelle condizioni che le attivano, trasferiscano risorse a quelli più “deboli” che invece, in quanto in futuro non autosufficienti, ne avranno bisogno.     

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