Wagner e Bruckner
Anton Bruckner aveva una vera e propria adorazione per Wagner. Due personalità diversissime, opposte. Wagner aveva un temperamento sanguigno, dirompente, dilagante, che sovrastava tutto e tutti, irresistibile come un fiume in piena, pieno di donne e di debiti, traboccante di idee, di progetti e di genio. Bruckner era mite, modesto, insicuro, religiosissimo e solo. Solo con il suo organo e i suoi spartiti e con la testa perennemente perduta tra le nuvole. Bruckner era wagneriano sino al midollo e aveva cercato, con metodo e devozione, di trasferire nelle sue imponenti sinfonie i principi melodici e armonici dell'opera wagneriana. Ma Bruckner aveva un sogno, che coltivava con tenacia e con determinazione: incontrare Wagner, il suo modello impossibile, il suo mito, il suo idolo. Intorno alla metà degli anni settanta, Bruckner tentò diversi appostamenti, ma ogni volta ci fu qualcosa che si mise di traverso: un fallimento via l'altro. Allora, piuttosto abbattuto, demoralizzato, prese il coraggio a due mani e scrisse al Sommo una bella lettera, nella quale gli chiedeva di essere autorizzato a dedicargli una sinfonia. Wagner ebbe la cortesia di rispondere, ma gli disse che non aveva tempo, neanche un minuto, per esaminare quello che gli avrebbe mandato. Insomma, fu una doccia fredda. Bruckner, testardo, non si diede per vinto e scrisse un'altra lettera. Chiedeva di essere ricevuto per un brevissimo incontro, giusto il tempo di consegnargli la sinfonia, dichiarando umilmente: "Mi basta che Lei sfogliasse la partitura".
Wagner ricevette il seccatore nella sua bella villa di Bayreuth. Wagner parlava nel dialetto di Dresda e Bruckner, folgorato, frastornato, ammaliato, gli rispondeva in quello di Vienna. Il padrone di casa, quel pomeriggio, era di buon umore e fu molto gentile con l'ospite. Bruckner consegnò a Wagner ben tre sinfonie, chiedendogli di scegliere quella che avrebbe gradito vedersi dedicata. Il Maestro chiamò la moglie Cosima per presentarle il giovane collega e per bere tutti insieme un buon boccale di birra fresca. Poi rimase solo con Anton a parlare di musica e a bere una birra via l'altra. Alternando, naturalmente, i boccali di birra con bicchierini di Schnaps (grappa). Faceva caldo e la birra fresca, perbacco, era proprio quello che ci voleva. Bruckner, schiacciato dalla personalità esuberante, incontenibile, travolgente, del Maestro, non osò dirgli che era astemio. "Bene, giovanotto, grazie della visita. Tornate domattina e vi dirò, delle tre sinfonie che mi avete dato, quale ho scelto". Bruckner, tra inchini e ringraziamenti, uscì barcollando. Quando sentì la porta chiudersi alle sue spalle, si accasciò sui gradini, chiuse gli occhi e si addormentò come un sasso.La mattina dopo, aprendo la porta di casa, Wagner vide sulla soglia un signore frastornato, con la barba lunga e gli occhi arrossati. "Ja, ja, die Dritte", gli disse Wagner congedandolo frettolosamente, "quella che inizia con la tromba".Bruckner, felice, raggiante, pubblicò la Terza sinfonia con una dedica, sul frontespizio, nella quale il nome del dedicatario venne scritto a caratteri cubitali e quello del compositore in caratteri microscopici, come se l'autore fosse Wagner e non Bruckner: "Terza Sinfonia, dedicata al sommo, all'insuperato Maestro di tutti i Maestri, Richard Wagner, dall'umile, rispettoso e devoto Anton Bruckner".