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Viviamo tutti in un bel palazzo di vetro

, di Paul de Sury - visiting professor alla Bocconi e ordinario di economia degli intermediari finanziari all'Università di Torino
Dopo la stagione dell'eccellenza oggi è arrivata l'ora della trasparenza

Fino agli anni Settanta vivevamo nelle tenebre dell'ignoranza e ci accontentavamo di ottenere risultati soddisfacenti o, peggio, solo adeguati. Negli anni Ottanta, grazie a manuali come La ricerca dell'eccellenza, La passione per l'eccellenza, Assumere la leadership per primeggiare nell'eccellenza più suprema, abbiamo scoperto di dovere esprimere performance sovraumane. I guru del management ci hanno insegnato l'insoddisfazione per la mediocrità: «No, non c'è niente che non va nel modo in cui ha acceso la luce, dottor Rossi, ma io pretendo che lo faccia in modo straordinario!». La routine quotidiana doveva essere espletata con lo spirito di una finale olimpica: fotocopie sbalorditive, rapporti strabilianti, telefonate sublimi. Oddio, a volere cavillare, a me molti di questi manuali ricordavano un po' le lezioni di catechismo quando il sacerdote ci insegnava a essere buoni: «Non prendete a sassate il gatto o a bastonate vostro fratello». Precetti fondamentali ma un po' scontati. Qualche anno più tardi, mi sono avvicinato ai manuali di management in cui veniva predicato il verbo della comunicazione, della flessibilità, della delega e dell'attenzione ai bisogni dei clienti. Mi veniva sempre spontaneo domandarmi se era rimasto qualcuno al mondo a pensare che il successo negli affari potesse essere ottenuto picchiando i collaboratori e vendendo prodotti disgustosi. Senza contare che sembra più facile motivare a questi concetti l'amministratore delegato del fattorino. Comunque, l'eccellenza ora è stata rimpiazzata dalla trasparenza! L'attenzione sembra essersi spostata dalla qualità dei nostri risultati alla loro osservabilità. Evviva! Non ci viene più chiesto di stupire ma di rivelare i nostri segreti più intimi. C'è un po' di confusione perché al tempo stesso ci viene inculcato il rispetto della privacy, comunque ...

Il primo attacco è venuto al portafoglio. Dichiarazioni dei redditi online, guadagni dei politici, stipendi di manager pubblici e privati. Abbiamo il diritto di sapere quanto guadagna il postino e quante tasse evade il macellaio. Anche i giornali più seri, quando viene beccato il malavitoso o il corrotto di turno, non possono fare a meno di elencare le cifre spese per massaggi, automobili, ville. Il trasferimento di un calciatore viene annunciato con la quantificazione precisa dell'ingaggio. La tournée di un cantante con il tariffario per serata. La curiosità per gli stili di vita dei potenti fa forse parte del nostro corredo genetico, ma ormai si è democratizzata: non ci basta più conoscere il costo del matrimonio reale perché vogliamo sapere quanto ha speso il nostro vicino di casa per le vacanze.

Gli stessi organi di controllo hanno abbracciato la causa del voyeurismo. La Consob ha appena sviluppato il "poltronometro" per determinare se il cumulo di cariche societarie di cui beneficia un individuo sia eccessivo. A dire il vero, con unintervento di portata epocale, il nostro organismo di sorveglianza del mercato mobiliare ha precisato di preferire il termine "incaricometro". È così che si fa: tutto in piazza! Propongo allora la creazione di una serie di nuovi strumenti.

Il primo è il "frigorometro" che ci permetterà di sapere con quanti etti di stracchino si ingozzano gli amministratori delegati delle società quotate. Il secondo è il "guardarobometro" che darà conto dei cambi di biancheria e, usato in combinazione con il "bagnometro", permetterà di calcolare l'indice di igiene intima. Non so voi, ma io non investirò mai i miei risparmi in titoli di una società guidata da uno zozzone. Naturalmente anche la sfera più intima dovrà subire il giusto scrutinio del pubblico: a questo provvederà il "lettometro". Non credo di dovere aggiungere alcuna spiegazione.