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Videogaming, non e' piu' un gioco da ragazzi!

, di Francesco Saviozzi - SDA professor di strategia e imprenditorialita'
Ora è un affare per giovani imprenditori, come dimostra il censimento dei game developer realizzato da Ask Bocconi

Agguerriti volatili e social-agricoltori virtuali sono entrati nell'immaginario ludico collettivo; con un mercato caratterizzato da tassi di crescita a doppia cifra e un valore a livello mondiale di circa 60 miliardi di euro, il videogaming è diventato intrattenimento di massa diffuso e trasversale.

Francesco Saviozzi

Merito dell'affermazione delle nuove piattaforme (iOS, Android, Facebook) e del casual gaming, caratterizzato da interfacce immediate e modelli di consumo estemporanei. Grazie agli app store, si sono ridotte le barriere all'accesso al mercato, tradizionalmente controllate da grandi publisher, e le risorse necessarie per la produzione di videogame (da decine di milioni ad alcune migliaia di euro), mentre il mercato si è molto ampliato dal punto di vista dell'offerta, con coerente riduzione del prezzo (mediamente inferiore a 2 euro sulle nuove piattaforme). Il self-publishing ha portato all'affermazione di una nuova generazione di game developer, evoluti dal ruolo di specialisti tecnico-creativi all'interno della filiera ad attori con forte connotazione imprenditoriale. Casi come Rovio e Zynga sono esempi della crescita di questo nuovo segmento di imprenditorialità culturale digitale. Uno scenario interessante anche per l'Italia, come conferma il primo Censimento dei game developer in Italia realizzato dal Centro Ask Bocconi per conto dell'Associazione editori sviluppatori videogiochi italiani. In tutto, 72 le iniziative imprenditoriali rilevate (48 se si escludono le start-up) con circa 400 occupati. Gli imprenditori hanno mediamente 32 anni, il 30% ha un'età inferiore ai 30 anni. Nonostante la crescita del 50% del numero di aziende nell'ultimo triennio, l'Italia si misura ancora con difficoltà nel confronto con uno scenario internazionale dinamico e competitivo, dominato da paesi come Finlandia, Svezia, Canada e Stati Uniti.Non devono sorprendere i numeri del settore (esigui se valutati con i tradizionali parametri manifatturieri) che anche nei paesi più sviluppati faticano a superare le centinaia di unità. Si tratta di un settore knowledge-intensive e ad alto tasso di innovazione, il cui ruolo per un sistema paese si misura più coerentemente per la densità e l'unicità della combinazione di competenze aggregate e la capacità di generare effetti di spillover su settori correlati e complementari. L'indagine per esempio rileva che quasi il 70% delle aziende italiane, oltre a videogame, realizza anche progetti digitali per aziende e istituzioni, generando ricadute interessanti per l'innovazione nei servizi B2B. Le ridotte barriere all'entrata e il mercato dinamico e competitivo ne evidenziano il potenziale di palestra imprenditoriale per le nuove generazioni. Secondo la ricerca, lo sviluppo del game development in Italia è legato non solo all'aumento del numero complessivo di aziende, ma soprattutto al consolidamento delle iniziative imprenditoriali avviate. Due le strade da percorrere identificate dai game developer: la semplificazione e il supporto al fare impresa (riduzione della burocrazia e sviluppo delle infrastrutture digitali) e il supporto al fare game development tramite fondi di finanziamento dedicati all'attività di ricerca e sviluppo e a un generale miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro. Senza dimenticare il ruolo fondamentale delle smart community dedicate al game development, che aggregano e combinano competenze chiave per la formazione e l'aggiornamento e rappresentano contesti ideali per la costruzione di partnership e progetti. Un insieme di fattori che sembra fare eco alle recenti proposte avviate dai policy maker in tema di crescita, imprenditorialità e agenda digitale. Il videogaming non è più solo un gioco da ragazzi.