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Universiadi d’argento per Giulia Amore

, di Davide Ripamonti
Fiorettista e studentessa Bocconi, Giulia, portabandiera della delegazione italiana, ha conquistato il secondo posto nella gara a squadre alle Universiadi in Germania. Con il sogno olimpico davanti a sé

Le chiamano “piccole Olimpiadi”, e il nome va un po’ stretto. Le Universiadi, ovvero una sorta di Giochi Olimpici riservati a chi, oltre allo sport ad alto livello, svolge in parallelo un percorso di studi universitario, sono, soprattutto in alcune discipline, un vero e proprio evento che con i Giochi a cinque cerchi ha anche un livello tecnico-agonistico altissimo in comune. Come nella scherma, per esempio. “La squadra coreana che ha vinto l’oro nella prova a squadre del fioretto femminile”, racconta Giulia Amore, studentessa iscritta al terzo anno del Bachelor of Science in Economics, Management and Computer Science all’Università Bocconi e componente del team azzurro che ha conquistato l’argento, “è la stessa che partecipa ai Campionati Mondiali assoluti. Le Universiadi sono, per chi pratica scherma, uno degli eventi più importanti in calendario”. Nella sua seconda partecipazione alle Universiadi, che si sono svolte in Germania, Giulia Amore ha però toccato il cielo non solo per la medaglia conquistata e l’ottima performance complessiva sulla pedana (sesta nella gara individuale), ma anche perché, insieme al collega Cosimo Bertini, è stata la portabandiera della spedizione azzurra durante la cerimonia d’apertura che si è svolta nella Reisen Arena di Duisburg. Un onore in carriera concesso a pochi, ancora più bello perché del tutto inatteso: “Eravamo tutti a cena insieme, noi della squadra di scherma, quando il nostro capo delegazione ci ha annunciato che la Federcusi (la Federazione italiana che gestisce lo sport universitario) aveva deciso di nominare come porta bandiera due atleti della squadra di scherma, probabilmente per premiare i risultati che il nostro sport consegue da sempre, e che i due prescelti eravamo Cosimo Bertini ed io”, racconta Giulia con ancora percepibile emozione. “Forse hanno voluto premiarmi per i risultati sportivi (Giulia è campionessa europea under 23 in carica) ma anche per il percorso di studi in una delle università più prestigiose. La cerimonia in sé, in uno stadio pieno, la bandiera in mano, il tifo sugli spalti e il mio volto sul maxi schermo, è stata bellissima, un onore e un ricordo che porterò sempre con me”. Per quanto riguarda gli studi, Giulia si laureerà a dicembre, ma da tempo è impegnata in uno stage curriculare presso lo Sport & Entertainment Knowledge Center della SDA Bocconi, tema Dual Career: “Sappiamo che negli Stati Uniti investono tanto negli atleti. Qual è il vantaggio, il valore aggiunto che questo porta sia all'università ma anche dopo nel mondo del lavoro? Prendendo i dati di quelle università, facendo anche un'analisi dei dati passati, per esempio dalle Olimpiadi del 2000 fino a arrivare a quelli di Parigi dell'anno scorso, possiamo capire il numero di atleti, quanti atleti sono cresciuti, quanti atleti sono stati presi dall'università tramite le borse di studio e l'evoluzione che hanno questi atleti hanno avuto nel tempo”, spiega Giulia. “Un atleta che studiava, per esempio ad Harvard, che nel 2000 ha fatto le Olimpiadi, adesso cosa sta facendo?
L'obiettivo principale è capire perché le università italiane dovrebbero investire sugli atleti, dovrebbero, se non borse di studio vere e proprie, costruire dei percorsi appositi per studenti-atleti di alto livello, come per esempio sta facendo la Bocconi (https://www.bocconisport.eu/programmi-di-supporto-per-studenti-atleti)”.

Per quanto riguarda la propria carriera, sia accademica sia sportiva, Giulia si trova davanti a uno snodo cruciale: “Il mio maestro si trasferisce negli Usa e io ho dovuto cambiare. L’anno prossimo mi trasferirò in un nuovo gruppo di lavoro a Pisa per cui, per il momento, accantono l’idea di fare una specialistica, perché vorrei farla in Bocconi e soprattutto vorrei vivere l’esperienza universitaria a pieno, cosa che non posso fare stando di base a Pisa”. Sullo sfondo però si staglia il Grande Traguardo, quello che gli atleti sognano dal primo giorno in cui iniziano una qualsiasi attività: le Olimpiadi, Los Angeles 2028 in questo caso: “Adesso voglio prendermi uno o due anni per concentrarmi su quello, che è il mio principale obiettivo sportivo. Nel frattempo, poiché sono una che ama fare più cose insieme, frequenterò qualche corso di formazione attinente i miei studi. Nel 2027, cioè un anno prima dei Giochi, capirò se davvero ho possibilità di essere convocata e trarrò le mie conclusioni”. Che significa, essenzialmente, una carriera che prosegue con obiettivo Brisbane 2032 (“quando avrò solo 29 anni”), oppure l’approdo nel mondo del lavoro: “In questo momento nella mia testa ci sono molte cose e sono sempre aperta a possibili cambiamenti: la scherma, certo, ma anche la possibilità di studiare in un’università americana, un Mba magari in Bocconi. E poi il lavoro: vorrei applicare la parte di big data e data analysis, che ho molto apprezzato in questi anni, al mondo dello sport. È il mondo nel quale sono cresciuta (Giulia è figlia di Diana Bianchedi e Gianmarco Amore, entrambi medagliati in grandi eventi internazionali nella scherma) e nel quale mi piacerebbe restare”.