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Un giorno, solo una parte di tutto questo sarà tua

, di Fausto Panunzi - ordinario di economia politica alla Bocconi
Rigidità delle norme sulle successioni e scarsa protezione degli investimenti limitano la crescita delle pmi

Le imprese familiari svolgono un ruolo decisivo nella vita economica di molti paesi. Quasi tutte le imprese non quotate sono controllate dai fondatori o dai loro eredi e, tra le imprese quotate in borsa, il 30% delle grandi imprese e il 45% di quelle di medie dimensioni a livello mondiale è controllato da una famiglia.

Uno dei momenti più decisivi nella vita delle imprese familiari è il passaggio di controllo da una generazione all'altra. Non tutti gli eredi hanno il talento necessario per rimpiazzare il fondatore, ma spesso non è possibile lasciare l'intera impresa familiare all'erede più capace. La legge, infatti, assicura in molti paesi una quota di legittima a tutti gli eredi, e in molti casi l'impresa di famiglia è una parte così cospicua dell'asse ereditario che non è possibile soddisfare i diritti degli eredi legittimari senza dare loro una quota dell'impresa. Al momento della successione, questa quota dovrà essere liquidata, così riducendo il capitale proprio dell'impresa.

Questo problema è tanto più severo quanto più difficile è l'accesso delle imprese al finanziamento esterno, per compensare con risorse finanziarie esterne il drenaggio di risorse a favore degli eredi non controllanti. A sua volta, l'accesso a finanziamenti esterni è tanto più difficile quanto meno la legge tutela i diritti dei creditori e degli azionisti di minoranza. In conclusione, non solo norme più restrittive in tema di successioni possono ridurre la capacità delle imprese familiari di investire e di crescere, ma questa riduzione è tanto maggiore quanto peggiore è la tutela legale dei finanziatori delle imprese.

In un recente lavoro, Inheritance law and investment in family firms, Andrew Ellul (Indiana University), Marco Pagano (Università di Napoli) ed io abbiamo sottoposto queste previsioni teoriche a verifica empirica. A tal fine, abbiamo costruito un indice per misurare il grado di flessibilità delle norme in materia di successioni nei vari paesi. La nostra misura di flessibilità delle norme sulle successioni è data dalla quota massima dell'asse ereditario che con un testamento si può trasmettere a un singolo erede, tenendo conto della presenza del coniuge e del numero di figli.

Le norme in materia di successione variano molto a livello internazionale: mentre nei paesi di common law (Gran Bretagna e Stati Uniti) non vi sono restrizioni sulla ripartizione dell'eredità, nei paesi di civil law (Europa continentale) tali restrizioni sono presenti, seppur in diversa misura tra i vari stati. Per esempio, in Italia, un individuo con coniuge e due figli può lasciare al massimo una quota del 50% del suo patrimonio a un solo figlio.

I nostri risultati empirici confermano che la rigidità della legge sull'eredità riduce l'investimento e la crescita delle imprese familiari. Inoltre, tale effetto è maggiore nei paesi in cui la protezione degli investitori è più debole. Tali conclusioni sono particolarmente importanti per l'Italia, che ha una normativa particolarmente restrittiva in tema di successioni e al contempo ha un modesto grado di protezione legale degli investitori e una fortissima presenza di imprese familiari.

Per tali motivi, riformare la normativa italiana in modo da lasciare maggiore flessibilità al testatore potrebbe rimuovere un ostacolo importante agli investimenti delle imprese familiari, e in tal modo avere effetti positivi sulla crescita economica.