Un compleanno piu' sereno
Lo scorso anno di questi tempi l'Unione Europea festeggiava 60 anni. Tanto era passato dal 9 maggio 1950, data dello storico discorso con cui il ministro degli esteri francese Schuman, su ispirazione di Jean Monnet, apriva alla collaborazione istituzionale tra Francia e Germania per formare la Comunità europea del carbone e dell'acciaio, nucleo fondante di quello che sarebbe poi diventata, nel 1957, la Cee e poi l'Ue.
Tornando indietro al 9 maggio 2010, si trattò di un compleanno a suo modo memorabile: dopo mesi di incertezza istituzionale, la Grecia era a rischio di default sul suo debito pubblico, e le tensioni avevano rapidamente coinvolto il mercato interbancario europeo, che il venerdì 7 maggio rivedeva i fantasmi di Lehman Brothers. Le voci di un drammatico rischio di rottura dell'unione economica e monetaria iniziavano ad avere un qualche fondamento. Messi con le spalle al muro, i leader europei riuscirono tuttavia quella domenica sera a tirare fuori una soluzione in extremis: un fondo bilaterale di salvataggio per la Grecia di 110 miliardi di euro; un fondo di stabilità aggiuntivo (lo European financial stability facility, Efsf) capace di mobilitare in caso di rischio di default risorse sino a 440 miliardi di euro di prestiti ad altri stati dell'eurozona (a fronte di circa 700 miliardi di garanzie); il coinvolgimento della Bce nell'acquisto sul mercato secondario di titoli del debito pubblico degli stati in difficoltà, per stabilizzarne il prezzo. Quel giorno, secondo molti, si salvò la moneta unica, gettando il primo seme di un federalismo fiscale europeo. Tuttavia, la soluzione trovata era evidentemente provvisoria (fino al 2012) e con molti punti dubbi o incompleti. Che ne è dunque oggi di quell'accordo, e quale lo stato di salute dell'Unione al suo sessantunesimo compleanno? Il 24 e 25 marzo il Consiglio europeo ha finalmente approvato le linee guida della nuova governance economica. Da un punto di vista strutturale, l'accordo prevede l'implementazione di sei proposte legislative. In particolare, quattro mirano a riformare il Patto di crescita e stabilità per migliorare la disciplina fiscale degli stati, prevedendo esplicitamente una riduzione quantitativa anche dell'indebitamento pubblico (che si aggiunge quindi al deficit). A tal fine vengono introdotte ulteriori sanzioni e la loro applicazione è resa più stringente. Il pacchetto legislativo contiene anche un nuovo meccanismo di controllo degli squilibri macroeconomici, con indicazioni precise sul monitoraggio di variabili chiave per la recente crisi quali i deficit commerciali o i prezzi degli immobili, insieme a un meccanismo di 'early warning' e di sanzioni simile a quello dell'attuale Patto. Circa la gestione dell'attuale fase di instabilità del debito pubblico, il Consiglio europeo ha deciso un'eccezione, rispetto al principio che vieta in linea generale l'aiuto finanziario tra Stati, per introdurre un European stability mechanism (Esm) che dal 2013 rimpiazzerà l'Efsf. In particolare l'Esm sarà dotato di un capitale di 700 miliardi di euro in grado di concedere sino a 500 miliardi di prestiti ai paesi dell'Eurozona in difficoltà, in cambio di una stretta condizionalità sulla riforma delle finanze pubbliche dello stato interessato. L'Esm in casi straordinari potrà anche intervenire nei mercati per comprare titoli di debito, dunque in linea teorica rilevando di quest'onere la Bce. Non si tratta però di aiuti a fondo perduto: i tassi di interesse da applicare saranno al di sopra dei costi di finanziamento, conseguendo così un 'mark-up' legato alla rischiosità dell'operazione per gli stati (tra cui ovviamente l'Italia) che contribuiranno all'Esm. Gli stessi investitori privati saranno inoltre chiamati a condividere il rischio di queste operazioni, onde evitare fenomeni di azzardo morale. Questi elementi costituiscono una profonda riforma di tutta la governance non-monetaria dell'Ue, allineandola, 20 anni dopo Maastricht, alle mutate caratteristiche della finanza globale. I prossimi mesi consentiranno di capire i dettagli legislativi della riforma e le reazioni dei mercati, ma possiamo già affermare che per l'Unione si prospetta un compleanno meno movimentato, ma certamente più sereno.