Stefano Giglio, la ricerca del dopo crisi
La crisi finanziaria ha cambiato il mondo della ricerca. "In passato", afferma Stefano Giglio, docente di finanza alla Booth School of Business dell'Università di Chicago, DES in Bocconi e PhD ad Harvard, "non sempre si attribuiva la giusta rilevanza ad aspetti che si sono poi rivelati fondamentali. La crisi ha spinto a migliorare la connessione fra teoria e dati empirici. Argomenti come frizioni finanziarie, bolle speculative, turbolenze, rischi sistemici, ruolo degli intermediari sono diventati fondamentali nell'indirizzare la ricerca".
E così Giglio, nel paper con Bryan Kelly e Seth Pruitt "Systemic Risk and the Macroeconomy: An Empirical Evaluation", si è trovato a individuare un indice di rischio sistemico per catturare al meglio il tipo di sofferenza finanziaria che ha effetti sulla macroeconomia. Per Giglio fare ricerca significa "cercare di spostare ogni volta la frontiera, l'aspetto più difficile e assieme appagante di questa attività. Significa porsi continuamente domande nuove". In "Climate Change and Long-Run Discount Rates: Evidence from Real Estate", ad esempio, si chiede che cosa possiamo imparare dal mercato immobiliare. Si tratta di uno studio sulle preferenze degli investitori in relazione a benefici che si materializzeranno nel lunghissimo periodo. Analizzando le transazioni degli ultimi vent'anni di mercati come quello del Regno Unito in cui la proprietà di un immobile può essere perpetua o limitata a cento, duecento o addirittura mille anni, Giglio ha verificato che gli investitori sono disposti a pagare per un bene di cui non godranno direttamente.
"Gli acquirenti attribuiscono grande valore ai benefici futuri. Questo risultato può avere importanti implicazioni in molti altri contesti dove le scelte di oggi possono dar luogo a conseguenze nel lunghissimo termine, come nel caso degli investimenti necessari per mitigare il cambiamento climatico".