Sovrani troppo espansionisti
A dicembre ha suscitato interesse la notizia che all'inizio di quest'anno i vertici del fondo sovrano Cic visiteranno l'Italia per valutare l'acquisizione di imprese e forme di collaborazione con la Cassa depositi e prestiti per il cofinanziamento di grandi progetti e di pmi.
China investment corporation è un fondo d'investimento controllato dal governo, perciò detto "sovrano", con lo scopo di impiegare una parte delle elevate riserve valutarie cinesi. Ha iniziato le sue operazioni il 29 settembre 2007 con una disponibilità di 200 miliardi di dollari (ora più vicina ai 300). Il Cic ha investito in società finanziarie, petrolifere e minerarie, senza assumere ruoli gestionali (oltre che in obbligazioni, dell'area dollaro in particolare). Si ritiene che sia interessata a società occidentali che abbiano stretti rapporti con i propri governi e con quelle che hanno fatto rilevanti investimenti in Cina.È uno dei più giovani fondi sovrani: il primo, del Kuwait, risale al 1953; della metà degli anni 70 sono altri di Singapore, Abu Dhabi e stato dell'Alaska. In Cina ha un fratello maggiore (per età e soldi): Safe investment company, controllato dalla banca centrale. I fondi sovrani nascono per investire le ingenti disponibilità accumulate da alcuni paesi ricchi di petrolio e altre materie prime (Kuwait, Abu Dhabi, Alaska) o in costante attivo nei rapporti commerciali con l'estero (Singapore, Cina) svolgendo l'utile funzione di aumentare la liquidità internazionale. Inoltre petrolio e materie prime si esauriranno. L'improvvisa ricchezza causa spesso inflazione e sprechi; se non è usata con un'ottica di lungo periodo diventa una maledizione. Si tratta di un'innovazione finanziaria analoga (fatte le dovute distinzioni) ai petrodollari di qualche decennio fa, rimessi in circolo soprattutto dalle grandi banche americane.In apparenza i fondi sovrani agiscono come quelli tradizionali, cercando opportunità favorevoli per ottenere rendimenti elevati. In questo periodo di crisi sono spesso invocati come cavalieri bianchi da paesi che non sanno o possono sfruttare le loro risorse naturali o da imprese in difficoltà finanziarie. A fine 2008 questi fondi gestivano quasi 4.000 miliardi di dollari e si stima che l'ammontare raddoppierà entro il 2015; occorre naturalmente tener conto anche di altri fondi gestiti da enti pubblici, quali fondi pensione per i dipendenti (altri 5.500 miliardi) e le restanti riserve valutarie (circa 6.000 miliardi) dei paesi in questione. Vi sono però parecchie perplessità e riserve sollevate in alcuni ambiti nazionali e internazionali a causa della limitata trasparenza, se non segretezza, di parecchi fondi sovrani: i loro obiettivi e strategie non sono quelli prevalentemente economico-finanziari dei fondi tradizionali. Qualche fondo sovrano sembra voler acquisire il controllo di imprese in settori strategicamente rilevanti per motivi politici, non commerciali e utilizzare questi investimenti per sostenere interessi nazionali. Particolarmente delicati sono gli investimenti in settori quali telecomunicazioni, informatica, linee aeree, difesa, energia e alcune materie prime necessarie per prodotti industriali essenziali (le nuove batterie elettriche, ad esempio). Inoltre si teme per informazioni riservate, tecnologiche o commerciali.Nel maggio 2008 è stato costituito un Gruppo di lavoro dei fondi sovrani, la cui segreteria è gestita dall' Fmi; il primo risultato è stato un documento contenente regole che dovrebbero adottare volontariamente. Anche l'Ocse ha pubblicato linee guida per i paesi riceventi che pongono l'accento sulla necessità di evitare misure protezionistiche e sostenere comportamenti corretti, imparziali e trasparenti. L'Ue ha un atteggiamento simile, confermando il principio di libertà di movimento per i capitali finanziari e appoggiando l'adozione volontaria di regole da parte dei fondi sovrani.