Si rinnovino anche le competenze
Il nodo principale del Decreto Rinnovabili, approvato di recente, è la conferma e la programmazione almeno fino al 2014 degli incentivi al solare fotovoltaico. Dopo le paure scatenate dal Decreto Romani, che alla fine di marzo prevedeva uno stop agli incentivi per gli impianti fotovoltaici, oggi la situazione sembra mutata. In primis sono stati bloccati i fondi e le attività di ricerca per il nucleare almeno fino alla fine dell'estate. In secondo luogo il Ministero dello sviluppo economico, in collaborazione con il Ministero dell'ambiente, ha approvato un piano di incentivi che prolunga il terzo Conto energia fino al 31 agosto 2011 per i cosiddetti grandi impianti e conferma gli incentivi per i piccoli impianti fino al 31 maggio 2011. Successivamente, è previsto un periodo cuscinetto di diminuzione mensile degli incentivi fino al 31 dicembre 2011. Dal 1° gennaio 2012 partirà il quarto Conto energia, caratterizzato da tariffe incentivanti più basse, ma con una copertura garantita fino a un eventuale quinto Conto energia, ipotizzabile per il 2015.
Cosa è accaduto, dunque, in questi anni? Nel 2010, le aziende del fotovoltaico in Italia hanno raggiunto un fatturato totale di circa 40 miliardi di euro, contribuendo al pil nazionale per oltre il 2%. In questo scenario, le aziende fanno la voce grossa sulla necessità di proseguire con gli incentivi e sull'importanza del Conto energia. Senza il sistema incentivante, infatti, molte aziende avrebbero chiuso da tempo e 15 mila lavoratori avrebbero già perso il lavoro con una grave crisi per un indotto che si stima occupi decine di migliaia di persone. Se, infatti, i moduli fotovoltaici arrivano dall'estero (Germania e Cina), gli altri componenti sono anche di produzione italiana: inverter, strutture di supporto, quadri elettrici, ecc., ovvero oltre il 55% del costo di un impianto. A detta di molti, dunque, solo mantenendo il regime di incentivi sarà possibile dare sostegno alle imprese italiane, come raccomandato anche dalla Commissione europea che ha invitato a sostenere le politiche di sviluppo sulle rinnovabili, scoraggiando strumenti normativi di ostacolo per gli investimenti e il mercato. Sulla base di un monitoraggio continuo dell'industria delle energie sostenibili condotto dal CReSV Bocconi, si possono valutare le ripercussioni di questa instabilità economica italiana. I dati dimostrano che l'industria italiana è tra le più prolifere a livello internazionale. Nel 2010, la potenza installata era di circa 3.300 MW con una crescita a tre cifre percentuali del giro d'affari rispetto al 2009 (da 2,9 a quasi 8 miliardi di euro). I dati occupazionali dimostrano poi la crescita del settore fotovoltaico nel sistema paese: il dato cumulato è stimato in circa 50.000 occupati. Un dato rilevante se si considera che 5 anni prima il settore contava solo poche centinaia di addetti. Cosa è possibile ipotizzare per il futuro prossimo? Da un lato, il settore delle rinnovabili ha generato nuovo slancio per l'economia italiana. Dall'altro, è opportuno valutare un quadro normativo che limiti gli abusi al ricorso a finanziamenti da parte di società interessate alla speculazione più che alla produzione di energia pulita. Non è da sottovalutare, inoltre, la necessità di testare la sostenibilità strategica ed economica di un'industria che continua a essere fortemente in crescita.La riflessione è aggravata da un terzo incomodo, l'energia nucleare. Un dato è certo: mentre in altri paesi il quadro normativo per il nucleare è molto chiaro, in Italia si parte dal gap di competenze accumulato negli ultimi decenni. Altre competenze, invece, sono state sviluppate e stimolano la nascita di nuove opportunità imprenditoriali, sebbene con l'avallo finanziario del sistema incentivante. Ecco, dunque, perché sarebbe opportuno ripensare ad antichi insegnamenti: in medio stat virtus. È parere condiviso e confermato dalla scenario qui descritto che l'Italia dovrebbe basare il proprio piano di sviluppo energetico su un mix di fonti sostenibili. È questo il momento giusto per ampliare il raggio del discorso e puntare anche sullo sviluppo di un mix di competenze a supporto di differenti opportunità di business per la costruzione di nuove filiere industriali.