Se l'arbitro-giocatore non puo' essere espulso
Poche settimane fa, il Berlusconi quater, seppur con una maggioranza risicatissima alla Camera dei deputati, dove si giocava in sostanza l'intera partita, ha ottenuto la fiducia in entrambi i rami del Parlamento. Alcuni parlano di una mera vittoria di Pirro del Cavaliere (probabile), ma chi ne esce con le ossa rotte, a conti fatti, è il presidente della Camera e leader di Futuro e Libertà, Gianfranco Fini.
Si è parlato di compravendita, tirando fuori ribaltoni, campagne acquisti, calciomercato; in realtà, nel nostro paese non esiste il cosiddetto mandato imperativo e, a guardare bene la Costituzione, sarebbe incostituzionale solo pensarlo. Da sempre parlamentari, giusto o sbagliato che sia, passano da uno schieramento all'altro. Ma, a seguito della giornata campale del 14 dicembre, sorge una domanda: Fini può continuare a essere considerata una figura imparziale? La domanda è stata posta dal presidente dei Deputati leghisti Marco Reguzzoni. Appare una domanda legittima, non tanto perché Fini non gode più della fiducia del governo e della maggioranza, quanto piuttosto perché Fini, come presidente della Camera, non appare più una figura superpartes. Molti, forse a ragione, negli ultimi mesi, ritengono che egli sia stato un arbitro giocatore, una sorta di dodicesimo calciatore in campo. Insomma, Fini, per alcuni punti di vista, ha snaturato il ruolo superpartes e istituzionale della presidenza della Camera, rendendo la stessa una carica meramente politica. Pertanto, tornando al quesito: è possibile rimuovere un presidente della Camera o del Senato? In verità, non esiste alcun meccanismo che permetta la revoca della carica istituzionale 'de qua'da parte dell'Assemblea. Perciò, per quanto possa essere iniquo (e lo è evidentemente), i presidenti di Camera e Senato non possono essere revocati, e certo non sfiduciati. Tale situazione può sembrare una vera e propria lacuna del nostro sistema: non si vede, infatti, perché non possa sussistere un meccanismo di revoca. Nel rispetto della Costituzione (che sul punto è silente) e dei regolamenti parlamentari (che non dicono nulla), sarebbe auspicabile che il ramo di Parlamento interessato possa "sfiduciare" (revocare) il presidente dell'assemblea, laddove questi venga meno al suo dovere di imparzialità istituzionale. Se la maggioranza dell'assemblea non ritiene più il presidente una figurasuperpartes, e non ritiene più che egli adempia correttamente ai propri doveri, perché non potrebbe in teoria proporre una revoca della nomina di chi in quel momento la ricopre, procedendo successivamente o contestualmente a nuova nomina? Se questa possibilità fosse ammessa, quale meccanismo adottare e quale maggioranza dovrebbe legittimamente sfiduciare il presidente? La risposta potrebbe stare nell'utilizzo degli stessi quorum necessari per l'elezione del presidente dei due rami del Parlamento, che in buona sostanza, divergono. L'ostacolo maggiore, piuttosto, riguarderebbe la natura stessa della "sfiducia", posto che essa appare inequivocabilmente un istituto più politico che istituzionale. Ecco perché più che di "potere di sfiducia", nel caso delle supreme cariche assembleari, visto il ruolo superpartes, si dovrebbe parlare di "potere di revoca" dei presidenti dalle rispettive funzioni nel momento in cui questi non adempiono al loro mandato, secondo lo spirito della Costituzione, e cioè con imparzialità e con un comportamento avulso dalle vicende politiche contingenti.
La proposta di revoca, potrebbe essere proposta e calendarizzata su richiesta di un numero preciso di parlamentari. In verità, però, oggi, al di là del mero dato giuridico-costituzionale, risulta difficilmente attuabile (politicamente parlando) una revoca delle cariche dei presidenti di Camera e Senato. Nel contesto attuale, infatti, le opposizioni non la comprenderebbero e la ostacolerebbero. Sarebbe piuttosto utile registrare oggi la contraddizione e rimandare il nodo (la revoca dei presidenti dell'Assemblea) a un futuro prossimo, quando si dovranno fare le riforme istituzionali, comprendendo la risoluzione di questa mancanza del sistema.