Scaglie di salmone: luccicano ma non sono oro
Da Santiago a Valparaiso, in Cile, è un susseguirsi di vigneti e di aziende agricole che fanno bella mostra di sé con insegne che richiamano i nomi di famose case vinicole che si ritrovano poi nella carta dei vini dei ristoranti in giro per il mondo. Si sa che il Cile è un grande produttore vinicolo che in questi ultimi anni, dopo la dittatura militare, ha ripreso slancio e vigore. Da qualche decennio però alla produzione della vite e del vino se ne è aggiunta un'altra che ha sconvolto la zona meridionale costiera - a un migliaio di chilometri da Santiago. Area che ha come capoluogo Puerto Montt, attiguo all'isola di Chiloè. E' l'allevamento del salmone, un'attività introdotta negli anni novanta, e che in poco tempo ha fatto del Cile uno dei produttori più importanti contendendo il primo posto alla Norvegia. In questo fenomeno, come in molti in Cile, vi è la mano del capitalismo Usa.
Wal-Mart, il colosso della distribuzione di proporzioni inaudite, ha fatto del salmone del Cile un business nel suo business della distribuzione alimentare imponendolo ai consumatori americani mediante una politica di prezzi stracciati. I consumi sono così aumentati di quattro volte rispetto all'inizio degli anni novanta. Come scrive Charles Fishman in Effetto Wal-Mart (Egea, 2007), questo gruppo riesce a distribuire il prodotto fresco nelle più remote città americane in meno di 48 ore e a un prezzo che è inferiore di quattro o cinque dollari rispetto al salmone di altri supermercati.
La conseguenza di tutto questo si può osservare a Puerto Montt e dintorni, dove prima esistevano un'economia agricola e la pesca di sussistenza. Ora sembra una terra di pionieri. La popolazione aumenta, anno dopo anno, attratta dal lavoro. Si costruiscono, in fretta e furia, interi quartieri, le strade sono percorse incessantemente da camion, gocciolanti, carichi di pesce. Si coglie ovunque un clima di euforia.
Ma c'è dell'altro. Milioni di salmoni vivono in grandi recinti oceanici e stanno cambiando l'ecologia del Cile meridionale. Il cibo avanzato e le feci si depositano sul fondo marino, creando una poltiglia spessa. Gli stabilimenti scaricano in mare le interiora non lavorate dei pesci che gli americani vogliono trovare nel supermercato già puliti e trasformati in filetti. Naturale è, purtroppo, che per ottenere quei prezzi imbattibili i salari siano bassi e il lavoro massacrante.
L'economia cilena non si fonda solo su queste attività collegate con la terra e il mare, anzi la produzione più importante è quella dell'estrazione del rame. L'ascesa dei prezzi delle materie prime in questi anni è un grande sostegno al pil che è tra i più elevati dell'America Latina: 6% la stima per quest'anno, e il 5,2% l'anno scorso. Il Cile è considerato un paese relativamente avanzato, pur tenendo conto delle specificità proprie dell'America Latina. Sebbene si collochi al 27° posto nella graduatoria delle economie più competitive del mondo, occupa posizioni molto distanti per la qualità del suo sistema di istruzione e per l'educazione tecnico-scientifica (dati Ocse). Non è un problema di risorse destinate, che non sono poche, quanto di livello degli insegnanti che sconta la politica di bassi salari degli anni della dittatura, che ha determinato una caduta della qualità.
La popolazione sotto la linea della povertà rappresenta pur sempre il 12%, mentre la disoccupazione è pari al 7,6%, indicatori tutti in diminuzione. I problemi sociali quindi non mancano. Il salario minimo di un lavoratore si aggira appena attorno ai 200 euro mensili. La disuguaglianza sociale è forte come si può osservare nell'immensa periferia di Santiago, dove è concentrato un terzo della popolazione cilena. Il processo di urbanizzazione è stato intenso tanto che il 90% dei cileni vive oramai nei centri urbani. Da qui la criticità dei trasporti urbani che ha visto di recente delle sollevazioni di piazza nella capitale. D'altro canto, nel resto del paese le regioni sono contrariate, perché molti fondi sono stati dirottati per ristrutturare il sistema dei trasporti della capitale. Problemi sociali complessi che incombono sul governo di coalizione della signora Bachelet, un esecutivo di centro-sinistra percorso - come in Italia - da molte tensioni.