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A Savona arriva in porto il federalismo fiscale

, di Oliviero Baccelli - direttore del Master Memit
Entro fine anno l'apertura delle banchine pagate grazie agli strumenti messi a punto dalla finanziaria 2008

Del ruolo degli enti locali nel finanziamento delle infrastrutture di trasporto si discute sin dall'approvazione della riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001, quando è stato inserito fra gli aspetti in cui il rapporto fra stato e regione è considerato concorrente. Le leggi finanziarie del 2007 e del 2008 hanno introdotto interessanti elementi di novità in questo campo, anche se circoscritti alle infrastrutture a servizio della portualità e con elementi di parziale contraddizione nel corso dell'evoluzione della normativa nell'ultimo biennio. Le prime prove tecniche di finanziamento di opere pubbliche attraverso forme di federalismo fiscale, è proprio il caso di dirlo, stanno andando in porto.

La legge del 2007 attribuisce alle autorità portuali nuove prerogative tese a riconoscere l'autonomia finanziaria e gestionale, permettendo la riscossione diretta delle tasse erariali e di ancoraggio oltre ai canoni e diritti vari con i quali potranno autofinanziare gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria delle parti comuni nell'ambito portuale. Inoltre, le autorità portuali potranno disporre di un fondo generato dalla compartecipazione dinamica a un gettito di tributo erariale (cioè di una quota pari al 30% dell'extragettito relativo all'Iva sulle importazioni e accise tenendo come anno base per il calcolo del differenziale l'anno precedente all'attivazione dei nuovi servizi e infrastrutture) al fine della realizzazione di opere e servizi previsti nei rispettivi piani portuali, con contestuale soppressione dei trasferimenti dello stato.

La quota del fondo (5%) non destinata al finanziamento delle opere specifiche è ripartita tra le autorità portuali, con decreto ministeriale, in coerenza con la pianificazione dello sviluppo della portualità, nonché con finalità di carattere perequativo.

Il legislatore nel corso della finanziaria 2008 ha deciso di introdurre alcune novità in merito alla gestione dell'extra gettito Iva e accise legato alle operazioni nei porti. Le innovazioni riguardano tre aspetti: un nuovo ruolo delle regioni; l'estensione dell'ambito di riferimento delle riscossioni, inserendo anche gli interporti; l'ampliamento degli obiettivi e delle tipologie di infrastrutture finanziabili attraverso questo meccanismo di cofinanziamento. La legge comporta l'attribuzione alle regioni, a decorrere dal 2008, dell'80% dell'incremento delle riscossioni dell'imposta sul valore aggiunto e delle accise relative alle operazioni di importazione nei porti e interporti, per il finanziamento di investimenti per il potenziamento della rete infrastrutturale e dei servizi nei porti.

L'evoluzione della normativa del 2008, che pone l'accento sul ruolo delle regioni (e non delle singole autorità portuali) e sul complesso sistema di infrastrutture anche stradali e ferroviarie che permettono di incrementare la competitività di un porto (e non sulla singola opera portuale), si può interpretare come una prima prova tecnica di quelle che saranno le nuove fonti di finanziamento delle regioni per le politiche di bilancio territoriali.

Da non sottovalutare, inoltre, sono gli effetti relativi alle nuove possibilità di un maggiore coinvolgimento dei privati, grazie anche alla possibilità da parte degli enti locali di accedere al sistema del credito per finanziamenti con i privati di opere di maggiori dimensioni economiche e con prospettive concrete di essere reali strumenti di sviluppo oltreché generatori di nuovi introiti fiscali.

Il banco di prova della nuova normativa saranno le banchine del porto di Savona, dove per fine anno è prevista l'apertura dei cantieri per la realizzazione di un nuovo terminal container di valenza europea.