Risparmio. La propensione e' bassa
Le statistiche diffuse ad aprile dall'Istat sul risparmio delle famiglie evidenziano che, nel quarto trimestre del 2009, la propensione al risparmio è risultata del 14%, un valore invariato rispetto a quello del trimestre precedente, ma inferiore dell'1% al dato dei primi tre mesi del 2009. È dal terzo trimestre del 2000 che la propensione al risparmio delle famiglie non toccava un valore così basso; inoltre, nel periodo 2001-2007, essa non è mai scesa sotto il 14,8% (con un massimo del 17% nel 2002).
Sembra quindi essersi esaurita la spinta dei motivi precauzionali che, tra il 2008 e il 2009, aveva determinato la tenuta del risparmio familiare su livelli prossimi al 15% del reddito disponibile, in un contesto di diffuse preoccupazioni sulle prospettive del mercato del lavoro. Permanendo tuttora gravi apprensioni su questo versante, la brusca diminuzione della propensione al risparmio delle famiglie è da mettere in relazione all'ulteriore peggioramento della loro situazione economica, la cui debolezza, peraltro, perdura da oltre un decennio, come è dimostrato dal 'ristagno' del potere d'acquisto del reddito disponibile. Tale potere ha subito una variazione negativa nel 2008, per la prima volta da quasi un decennio, e ha continuato a diminuire, facendo registrare un calo del 2,6% tra il quarto trimestre 2009 e il corrispondente periodo 2008. Va anche rilevato che, a partire dall'ultimo trimestre 2008 e per la prima volta nell'arco del decennio, le variazioni del reddito disponibile a valori correnti hanno fatto registrare valori negativi e la stessa osservazione vale per l'andamento della spesa delle famiglie per consumi finali (a partire dal primo trimestre del 2009). Le statistiche ufficiali avvalorano l'idea che l'evoluzione del potere d'acquisto del reddito disponibile per l'insieme delle famiglie tenda a comprimere la loro capacità di risparmio, indipendentemente dall'impatto che sulla loro soggettiva propensione al risparmio può essere esercitato dal cambiamento di stili di vita e di consumo o dalla maggiore accessibilità al credito al consumo.In effetti, da alcune indagini emerge, da un lato, l'esistenza di un'elevata quota di famiglie che non riescono a risparmiare e, dall'altro, la persistente larga prevalenza delle famiglie che riconoscono l'utilità del risparmio, o addirittura la sua indispensabilità. È il caso del Rapporto sul risparmio e sui risparmiatori in Italia (Bnl e Centro Einaudi) e dell'Indagine sugli italiani e il risparmio (Associazione casse di risparmio). In particolare, nell'ultimo Rapporto Bnl-Centro Einaudi (campione di circa 800 famiglie titolari di un conto corrente, settembre 2009) è posto in risalto il trend crescente (nel periodo 1984-1999) della percentuale di intervistati che affermano di non aver risparmiato nel corso dell'anno: si passa dal 6,2% nel 1984 al 68,9% nel 2008 per poi tornare al 53% nel 2009 (un valore comunque superiore del 2% rispetto al 2007). A tale tendenza non si accompagna, però, una crescente sottovalutazione dell'importanza del risparmio; al contrario, la quota degli intervistati che ritengono il risparmio indispensabile o molto utile aumenta nel periodo 1983-2009, toccando il massimo assoluto nel 2007 (71,5%) e collocandosi quasi al 70% nel 2009. All'estremo opposto, la percentuale dei giudizi di inutilità o di scarsa utilità del risparmio diminuisce assestandosi sotto il 5% nel corso dell'ultimo decennio. Come osserva Andrea Beltratti, che cura il Rapporto dal 2001, la rilevanza assegnata al risparmio anche dopo il superamento della fase più acuta della crisi dimostra che si tratta di valutazioni radicate nella mentalità delle famiglie italiane, sicché si immagina che esse cercheranno di aumentare la quota di reddito di-sponibile risparmiata, se le condizioni lo consentiranno. Tali condizioni non possono prescindere dal progressivo rafforzamento del reddito disponibile per le famiglie e dalla preservazione del suo potere d'acquisto, beninteso in un contesto di rispetto delle regole: tema che si colloca al crocevia è quello del recupero dell'evasione fiscale, dal quale dipende in misura significativa la riduzione del carico fiscale sui redditi delle famiglie.