Reti ad alta tensione. Ma chi paga il conto?
Le infrastrutture di trasporto sono l'ossatura dei sistemi energetici dell'elettricità e del gas e hanno un ruolo essenziale nell'assicurare condizioni di sicurezza al sistema e possibilità di sviluppo della concorrenza. Le liberalizzazioni dell'energia elettrica e del gas vantano un decennio di progressi e hanno visto mutare profondamente organizzazione e compiti delle infrastrutture di rete, monopoli naturali all'interno di un sistema che si è aperto alla concorrenza a monte (produzione e approvvigionamento) e a valle (vendita agli utenti finali). La garanzia di condizioni di accesso non discriminatorie a tutti gli operatori è il principio cardine per sviluppare la concorrenza nel settore e ispira la separazione dei gestori di rete da chi opera nelle fasi a monte e a valle. Ma assieme alla ridefinizione della proprietà e alla definizione di regole nella gestione di queste infrastrutture sono altrettanto importanti le scelte sugli investimenti per lo sviluppo delle reti.
Tra i compiti cruciali della rete di trasmissione elettrica vi è quello di connettere il sistema nazionale a quelli dei paesi confinanti, consentendo l'importazione di energia laddove sia prodotta a costi più contenuti, e quello di collegare le diverse aree del paese, in modo che eventuali differenze a livello locale tra energia prodotta e domandata siano colmate da flussi provenienti da aree limitrofe. Dove ciò non sia svolto in modo adeguato, per insufficiente capacità di trasmissione, il sistema non riesce a beneficiare di opportunità di importazione a basso costo e rischia congestioni interne, con incrementi nei prezzi nelle diverse aree che si riflettono nel prezzo medio dell'energia. Lo sviluppo delle energie rinnovabili, caratterizzate spesso da fasi di produzione non programmabili e da localizzazione diffusa sul territorio, pone nuove sfide anche alle infrastrutture di rete. Le linee di distribuzione a media tensione, che realizzano una magliatura più fine del territorio, sono tradizionalmente infrastrutture passive e unidirezionali. Divengono oggi invece segmenti con compiti di gestione più complessi e vicini a quelli svolti dalle reti di trasmissione, legati alla gestione del sistema e al bilanciamento tra immissioni dalle fonti rinnovabili diffuse sul territorio e domanda locale. Per quanto riguarda le reti di trasporto del gas, il sistema italiano ha visto negli ultimi anni un potenziamento delle interconnessioni con le aree di importazione, Russia, nord Europa e nord Africa, e la costruzione di un secondo rigassificatore, aumentando la capacità di importazione di gas nel sistema. Questo dato rappresenta un prerequisito per lo sviluppo di un mercato all'ingrosso del gas che aumenti la liquidità del sistema. Ne beneficiano sia la concorrenza, favorendo l'entrata di nuovi operatori, sia la sicurezza degli approvvigionamenti, permettendo di aumentare gli approvvigionamenti da un'area quando il gas proveniente da altri produttori si riduce.Resta un punto cruciale, che vale per gas e elettricità: il buon funzionamento dei sistemi energetici richiede una strutturale sovracapacità delle infrastrutture di trasporto. Gli oneri e i rischi di questi investimenti possono essere, in base ai sistemi di regolamentazione adottati, maggiormente sopportati dagli operatori di rete oppure riflessi sulle bollette degli utenti. Chi debba sopportare questi oneri resta un problema aperto nella definizione delle politiche infrastrutturali e regolatorie del sistema energia.