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Rendiconto sociale, questo sconosciuto

, di Filippo Giordano - fellow presso Icrios Universita' Bocconi
Analizzata la trasparenza delle 153 onlus percettrici del 38% di tutte le donazioni

Il bilancio sociale rappresenta per le aziende non profit lo strumento principale attraverso il quale attivare un percorso di accountability nei confronti degli stakeholder. L'accountability esprime la responsabilità di rendicontare i risultati di attività che prevedono la gestione/utilizzo di risorse altrui, attraverso un'adeguata informativa nei confronti non solo dei soggetti finanziatori ma anche e soprattutto della collettività. Pertanto la maggiore attenzione rivolta nelle società economicamente progredite al ruolo delle istituzioni senza scopo di lucro pone inevitabilmente la centralità del tema della trasparenza e della responsabilità.

Il dibattito che negli ultimi mesi si è sviluppato intorno al tema dell'accountability nelle aziende non profit può essere principalmente ricondotto al regime di agevolazione fiscale di cui godono nella generalità dei contesti nazionali e alla necessità di sviluppare modalità di rendicontazione in grado di soddisfare il fabbisogno informativo dei diversi stakeholder (donatori, finanziatori pubblici e privati, soci, personale, volontari).

Nonostante le riflessioni del mondo accademico, degli operatori e l'elaborazione di modelli di rendicontazione sociale specifici, ad oggi la pratica del bilancio sociale nel terzo settore italiano presenta diversi elementi di criticità. Un importante studio è stato condotto dalla Sda Bocconi sulle aziende non profit che hanno avuto accesso alla prima ripartizione del cinque per mille. Lo studio ha interessato le onlus italiane che hanno ricevuto più di 5.000 preferenze da parte dei contribuenti (153, su un totale di 28.678). Queste organizzazioni, destinatarie del 38% circa delle preferenze dei contribuenti italiani, sono quelle che in Italia acquisiscono più risorse dal mercato della donazione e quindi più di tutte investite della responsabilità di render conto.

Dallo studio risulta che il 33% delle organizzazioni pubblica sul sito web il proprio bilancio d'esercizio e che solo il 23% invece pubblica un documento di rendicontazione integrativo all'informativa contabile. Altre ricerche in corso ci dicono che l'attività di rendicontazione sociale è discretamente diffusa nel settore della cooperazione sociale (poco più del 30% delle cooperative sociali lombarde redige il bilancio sociale) mentre è scarsa tra le Ong, infatti solo il 3,5% di esse (10 su 284 organizzazioni) elabora questo tipo di documento. La diffusione della pratica è quindi irregolare e non soddisfacente. L'analisi qualitativa invece evidenzia come il fenomeno si manifesti in forme variegate (si parla di bilancio sociale, bilancio di missione, annual report, rapporto sociale ecc...) e il contenuto dei documenti è estremamente eterogeneo, in termini di quantità e qualità delle informazioni (molte parole e pochi dati significativi).

Lo studio conferma dunque che non vi è una condivisione sul contenuto della rendicontazione sociale e sul valore e ruolo che essa debba avere nella governance del terzo settore. La recente normativa sull'impresa sociale, che prevede l'obbligo di redigere il bilancio sociale secondo definite linee guida, va sicuramente nella direzione di sostenere la diffusione della rendicontazione sociale e giungere all'elaborazione di documenti omogenei e quindi comparabili.Ma lo sviluppo di una effettiva cultura della trasparenza è legata non solo ad interventi legislativi, che presentano sempre la trappola dell'adempimento burocratico, o alla sensibilità delle singole organizzazioni, ma anche dalle sollecitazioni che alle aziende non profit devono giungere dai principali stakeholders (donatori, imprese, enti pubblici e privati) che, mettendo a disposizione risorse economiche, devono assicurarsi che queste vengano impiegate nel modo più efficiente ed efficace possibile.