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Remo, sull'onda delle start-up

, di Laura Fumagalli
In meno di un anno già Vp business development di Rocket Internet

Da 5 fusi orari di distanza Remo Giovanni Abbondandolo racconta le avventure che l'hanno portato in quell'ufficio di Ho Chi Minh. Attualmente Remo è vice presidente dell'international business development di Rocket Internet, da molti considerato uno dei maggiori internet company incubator del mondo, e si trova in Vietnam da circa un mese, dopo una tappa a Kuala Lumpur e 7 mesi trascorsi nell'ufficio di Sydney.

Il curriculum di Remo è difficile da sintetizzare in poche battute; basti sapere che, uscito dalla Bocconi con un diploma di laurea specialistica in Economics and Management of Innovation and Technology (EMIT) e dopo varie esperienze di studio all'estero, si è trasferito a Copenhagen per il double degree. E si è rivelata un'ottima idea, se si considera che proprio davanti a Solbjer Plads, main building della Copenhagen Business School, un anno fa, è avvenuto l'incontro più importante della sua vita. "Ho conosciuto Mads Faurholt su una panchina della Cbs", ricorda. "Mi ha parlato di Rocket e mi ha proposto di seguirlo in Australia la settimana successiva come temporary resident". Faurholt è il managing director e uno dei tre global partner di Rocket Internet: cercava giovani intraprendenti per lo sviluppo di nuove sedi in Australia e nel Sud-est asiatico, e ha trovato un ragazzo molto ambizioso che ha colto la palla al balzo.

Remo a Singapore

In Australia Rocket non esisteva ancora e inizialmente si appoggiava all'ufficio di Wimdu, il sito dedicato ai turisti in cerca di alloggi lanciato da Rocket sul modello del portale californiano Airbnb. Rocket Internet, fondata in Germania nel 2007, sviluppa start up di successo replicando il business model di aziende già avviate: "Quello che ci contraddistingue non è tanto la creatività, ma quanto all'execution non ci batte nessuno", spiega Remo. Come incubator, l'azienda si occupa di creare le condizioni per lo sviluppo delle start-up, procurando loro assistenza sotto forma di capitali, know-how e, soprattutto, risorse. Il recruitment dello staff è una delle attività preferite di Remo: "La prima cosa che ho fatto quando sono arrivato a Sydney è stata contattare i miei compagni di studi e offrire loro di partecipare a questa nuova impresa". "Una mia ex compagna di corso era in spiaggia quando l'ho chiamata", ricorda Remo. "Ha preso un volo e in 48 ore mi ha raggiunto a Sydney: bisogna saperle cogliere, le once-in-a-lifetime-opportunity, quando ti si presentano". Le altre mansioni di Remo vanno dallo sviluppo della rete logistica alla cura del website, dalle campagne marketing alla gestione del customer service. E proprio sul servizio clienti Remo racconta di trovare gli ostacoli maggiori: per il reparto customer serve uno staff locale, ma la distanza culturale può generare delle difficoltà di comunicazione. Per questo Remo afferma di prestare molta attenzione ai feedback che gli arrivano dai collaboratori locali, "che spesso percepiscono il nostro stile come un po' aggressivo, forse perché siamo molto esigenti", ammette.

Quella di partire verso l'ignoto, comunque, è stata una scelta vincente: "Rocket mi dà l'opportunità di lavorare come imprenditore e di crescere molto più rapidamente che in altre realtà", afferma. E infatti Remo non prevede di tornare molto presto: almeno per il breve periodo, pensa di rimanere nel Sud-est asiatico; poi forse sarà la volta del Sud America, dove l'azienda sta aprendo altri uffici, ma non conta di tornare in Italia, anche se da febbraio Rocket ha aperto una sede a Milano. Forse quel che potrebbe convincerlo a ripassare di qui è il working paper che sta scrivendo insieme ai suoi professori della Bocconi Gianmario Verona ed Emanuela Prandelli, che ha già presentato a New York lo scorso autunno.