Quei punti deboli mai superati
Ogni anno, i banchieri centrali dei principali paesi del mondo si riuniscono per tre giorni a Jackson Hole, nel Wyoming, ospiti della Federal reserve di Kansas City, per discutere di problemi economico-finanziari del pianeta. Nel 2005, l'ultimo anno della gestione Greenspan della Fed, Raghuram Rajan, un famoso economista di Chicago, ex direttore della ricerca del Fondo monetario internazionale, presentò un lavoro nel quale sosteneva che nel settore finanziario statunitense gli incentivi erano ormai molto distorti e facevano sì che gli operatori beneficiassero dei guadagni associati all'assunzione di rischi elevati ma non sostenessero le connesse perdite. Egli evidenziò come le grandi banche detenessero in bilancio una parte consistente dei titoli di debito che esse stesse generavano attraverso operazioni di securitization e che se questi titoli avessero avuto dei problemi l'intero sistema bancario sarebbe stato a rischio. Concluse la presentazione con la seguente affermazione "The interbank market could freeze up, and one could well have a full blown financial crisis". Due anni dopo, questo è più o meno ciò che accadde.
A pochi anni dallo scoppio della crisi, Rajan (Fault lines: how hidden fractures still threaten the world economy) analizza con rigore logico i punti deboli (le "fault lines") del sistema sociale, economico e finanziario mondiale che stanno alla base del terremoto che ha investito l'industria bancaria internazionale. Egli non si limita ad analizzare i problemi del sistema finanziario, ma affronta con lucidità alcuni quesiti cruciali rimasti irrisolti: per quale motivo i flussi di capitali giunti negli Usa dall'estero sono stati utilizzati per finanziari i mutui subprime? Perché gli Stati Uniti non sono stati in grado di uscire dalla recessione mediante la crescita delle esportazioni? Per quale motivo paesi in via di sviluppo come la Cina continuano a finanziare i consumi di paesi ricchi come gli Usa?Rajan identifica alcuni fattori chiave alla base della crisi passata che ancora rappresentano "fault lines" capaci di generare crisi future: la crescente disuguaglianza sociale negli Usa, a sua volta riconducibile all'incapacità del sistema educativo statunitense di far fronte al fabbisogno del sistema economico; lo squilibrio nei flussi internazionali del commercio, con paesi come Cina, Giappone e Germania che si affidano alle esportazioni per alimentare la propria crescita; la presenza di una safety net governativa che incentiva gli operatori finanziari ad assumere rischi elevati, consapevoli che le potenziali perdite connesse a questi rischi saranno sostenute dalla collettività. Ne emerge un quadro allarmante, nel quale la maggioranza dei problemi che hanno generato la crisi finanziaria sono ancora presenti e in alcuni casi si sono addirittura rafforzati. Il volume si chiude con alcune ricette, rappresentate da riforme che investono il sistema educativo così come la regolamentazione finanziaria, per superare questi problemi.