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Quattro primi ministri in 6 anni? Tutta colpa della Brexit

, di Justin Orlando Frosini - associato presso il Dipartimento di studi giuridici
Le dimissioni di Liz Truss, l'instabilita' politica e le prossime mosse dei Conservatori nell'analisi di Justin Frosini, direttore del bachelor in Global law

Come sottolineiamo io e lo storico Mark Gilbert in The Brexit Car Crash, non esisteva una spiegazione univoca per la Brexit, ma oggi nessuno scetticismo nei confronti delle spiegazioni monocausali può impedire di affermare molto semplicemente che l'attuale instabilità politica del Regno Unito è stata causata dalla Brexit. È vero, Boris Johnson è stato finalmente convinto a gettare la spugna per aver frequentato delle feste organizzate durante la pandemia, ma il suo atteggiamento "posso fare tutto senza sbagliare" è stato sostenuto da una vittoria schiacciante nel dicembre 2019 costruita sulla falsa promessa di "portare a termine la Brexit". Cameron, ovviamente, è caduto dopo aver impropriamente indetto il referendum sulla Brexit nonostante avesse negoziato un accordo con l'UE che consentiva al Regno Unito di godere del meglio dei due mondi nel febbraio 2016. Come tutti sappiamo, Theresa May è stata costretta a dimettersi dopo che il suo accordo di recesso dall'UE è stato sconfitto per tre volte alla Camera dei Comuni e la stessa Liz Truss ha ammesso nel suo discorso di dimissioni che l'imprudente mini-bilancio che lei e il cancelliere Kwarteng hanno presentato era un modo per approfittare delle "libertà derivante Brexit". La verità è che la Brexit non ha portato più libertà, ma ha semplicemente isolato il Regno Unito e lo ha lasciato diviso socialmente e territorialmente. Dopo aver votato contro l'indipendenza nel 2014 per evitare l'uscita dall'Unione Europea, il popolo scozzese si sente ingannato perché si ritrova fuori dall'UE contro la sua volontà. Non a caso ora c'è una forte spinta per un secondo referendum indipendentista. La situazione in Irlanda del Nord è ancora più preoccupante.A causa dei contrasti sul Protocollo nordirlandese, dalle elezioni dello scorso maggio non è stato formato alcun governo a Belfast e sia Johnson che Truss sono in parte responsabili di questa crisi politica a causa della loro intransigenza. Anche a Cardiff la tensione è alta, come dimostra chiaramente il botta e risposta tra il Primo Ministro Mark Drakeford e il leader dei Tory gallesi Andrew Davies di pochi giorni fa.
Tutto questo deve finire. Per gli stranieri sembrerebbe logico che il Regno Unito tenga quanto prima le elezioni politiche, ma ciò non accadrà. Anche se divisi in varie correnti, i conservatori hanno una forte maggioranza alla Camera dei Comuni e non hanno intenzione di andare alle urne ed essere pesantemente sconfitti, come indicano gli attuali sondaggi. Il partito, un tempo guidato da giganti del calibro di Churchill, Macmillan e Thatcher, deve darsi una regolata. Se il mainstream tory Jeremy Hunt rimane Cancelliere dello Scacchiere, il partito dovrebbe scegliere un leader che sia pronto a dire al popolo britannico alcune verità e a "riprendere il controllo" (per usare lo slogan tanto caro ai Brexiteers). Senza ulteriori indugi, il nuovo Primo Ministro deve abbandonare il controverso Northern Ireland Protocol Bill 2022, una proposta che "viola palaesamente un trattato internazionale", per usare le parole di un deputato tory, e lavorare per attuare pienamente l'accordo di recesso con l'alleata (non nemica) Unione Europea. Il Ministro perl'Irlanda del Nord deve fare ogni sforzo per convincere il DUP a formare un governo con lo Sinn Féin sulla base dell'Accordo di pace del Venerdì Santo, altrimenti l'Assemblea nordirlandese dovrebbe essere sciolta. Il nuovo premier deve anche lavorare a stretto contatto con i primi ministri di Scozia e Galles (al contrario di Truss che, in 45 giorni, non ha mai trovato il tempo per incontri ufficiali con i capi dei governi decentrati).
In poche parole, anche se non dobbiamo aspettarci che il Governo faccia mea culpa sulla decisione di lasciare l'UE, la "Brexit Baloney" deve finire e deve finire ora.

Post scriptum: se Boris Johnson tornerà al numero 10 di Downing Street, per favore ignorate tutto quanto sopra....