Qualcuno pensi alla foresta
In che misura i mercati finanziari sanno premiare e punire i meriti e i demeriti dei debitori privati e pubblici, di chi presta e di chi investe? La crisi internazionale ha dato importanza alla questione della "disciplina di mercato". La quale ha mostrato i suoi limiti, in due sensi. Prima della crisi, è stata a lungo disattenta agli squilibri che si formavano, ai rischi delle banche e delle finanze pubbliche. Dopodiché si è svegliata all'improvviso, esasperando l'instabilità con attacchi speculativi mal proporzionati ai problemi degli operatori attaccati.
Ciononostante non si può prescindere dalla capacità dei mercati finanziari di stimolare i giusti comportamenti di chi li usa. Vanno sfruttate le potenzialità della disciplina di mercato, canalizzandone gli effetti con regole e interventi adeguati.I mercati, per esempio, si sono mostrati incapaci di individuare in tempo l'eccesso di indebitamento di chi acquistava abitazioni, delle banche e dei governi e, quando gli eccessi sono stati evidenti, hanno reagito in modo scomposto. Servono dunque nuove regole per limitare l'indebitamento di operatori privati e pubblici. Si sta infatti cercando di rendere più severi gli obblighi di garanzia dei prestiti ipotecari, i rapporti minimi fra capitale e debiti delle banche e i limiti all'indebitamento dei governi. Un altro esempio: gli intermediari finanziari speculano spesso in modo opaco, senza comunicare le loro posizioni di rischio ai responsabili dei mercati di borsa e alle autorità di vigilanza e senza fornire adeguate garanzie della capacità di far fronte alle loro scommesse. Nuove regole devono perciò canalizzare la speculazione in forme che la rendano più responsabile, trasparente, vigilabile. Ciò non significa soffocarla; anzi, la capacità dei mercati di segnalare i meriti e i demeriti degli operatori e dei loro investimenti può così divenire più credibile. Gli interventi delle autorità di vigilanza sono cruciali. I singoli operatori finanziari non conoscono l'intreccio dei rischi che si forma sui mercati. Questa carenza di informazioni "sistemiche" è una ragione dei loro errori e dei loro eccessi. Il problema è più grave con la globalizzazione, che fa dell'intreccio moltiplicativo dei rischi un'impressionante ragnatela transnazionale. La vigilanza deve diventare altrettanto transnazionale, organizzare i dati sulla ragnatela, informare e intervenire per moderare i rischi sistemici. Gli operatori possono prendere in considerazione i singoli alberi ma qualcuno, dall'alto, deve badare alla foresta. Perché funzioni la disciplina di mercato, quando la speculazione esagera deve intervenire l'azione stabilizzatrice delle autorità monetarie e finanziarie, per riportare i prezzi dei titoli, i tassi di interesse, la liquidità dei portafogli, in linea con i dati economici di fondo. Vanno evitati avvitamenti di breve periodo, dannosi per l'orientamento delle decisioni di lungo andare. Intervenire per stabilizzare gli eccessi speculativi è un compito difficilissimo, secondo alcuni impossibile, ma necessario: non si tratta di soffocare i mercati, di impedir loro di premiare e punire i meriti e demeriti delle gestioni degli operatori e dei loro investimenti; si tratta piuttosto di impedire ai mercati di farsi del male da soli e di perdere così la capacità di svolgere il loro ruolo indispensabile nel formare equilibri sostenibili, diffondere informazioni e incentivi, indirizzare e disciplinare gli operatori e gli stessi governi.