Contatti

Paul de Sury e la cattedra insanguinata

, di Fabio Todesco
Dopo una vita alla Bocconi, il professore di intermediari finanziari ambienta un noir satirico in una Libera università lombarda che assomiglia tanto a quella di via Sarfatti. E lo dedica a Claudio Demattè

Si scrive Lul, Libera università lombarda, ma si legge Bocconi. Tutto, nella descrizione dell'ateneo al centro degli intrighi del noir satirico La cattedra insanguinata (Marsilio, 2008, 254 pagine, 16 euro) di Paul de Sury, corrisponde a quello di via Sarfatti. Dalla disposizione delle sale del ristorante interno alla parabola evolutiva ("negli anni novanta aveva acquistato notorietà anche fuori dai confini, sino a godere di un prestigio internazionale che, a detta di molti, la poneva ormai al livello delle grandi università europee e statunitensi"), fino all'ingresso dell'edificio principale.

È irresistibile, allora, la tentazione di identificare con i personaggi della Bocconi reale quelli del romanzo. A chi potrebbero corrispondere l'assassino, il docente sadico o la straripante dirigente che vede tresche a ogni angolo? Se fossi sicuro, come scrive de Sury, che "i regolamenti sindacali della Lul rendono di fatto impossibile il licenziamento di qualsiasi dipendente" azzarderei qualche ipotesi, ma lo stesso autore lo definisce un esercizio ozioso. "In realtà ho creato dei personaggi Frankenstein, dei patchwork di caratteri incontrati nel corso della mia vita nel mondo universitario".

De Sury, oggi, è ordinario di economia degli intermediari finanziari all'Università di Torino, ma la Bocconi, per lui, è stata l'alma mater e la ribalta della sua crescita professionale. Dopo avervi studiato ha mosso qui i primi passi della carriera accademica e, pur avendo cattedra altrove dal 1985, ha mantenuto almeno un insegnamento fino allo scorso anno.

In passato de Sury ha cercato di dare sfogo alla sua vena di scrittore non solo con titoli come Determinazione del prezzo delle azioni destinate alla quotazione, ma con una rubrica dedicata ai sigari sul domenicale del Sole-24 Ore (finché il tema non era considerato sconveniente), articoli di costume per il mensile Monsieur e, da ultimo, con pezzi dal tono poco accademico per via Sarfatti 25.

Bilingue grazie alla madre inglese, de Sury, 52 anni, deve il cognome francesizzante al padre italo-svizzero e ha inevitabilmente finito per occuparsi di internazionalizzazione anche alla Bocconi. Quando ha coordinato un progetto di formazione dei dirigenti della banca centrale di Cuba non ha solo potuto coltivare la passione per i sigari, che lo avvicina al protagonista del suo libro, il professore detective Michelangelo Zanframundo, ma ha anche conosciuto la donna che sarebbe diventata sua moglie.

La copertina

La cattedra insanguinata ha l'impianto del noir classico, con le vittime che si susseguono, il sospetto che si posa prima su uno, poi sull'altro personaggio e la rivelazione finale, ma de Sury denuncia anche "l'ispirazione della campus novel anglosassone, un genere satirico non troppo frequentato, ma che vanta due esponenti d'eccezione come David Lodge e Tom Sharpe. La struttura del noir mi serve a imprimere ritmo, un aspetto su cui l'editore ha parecchio insistito". La versione finale ("sarà la quindicesima") è due terzi di quella originale proprio per mantenere la tensione e de Sury ha dovuto eliminare molti personaggi di contorno, che accentuavano il tono satirico. D'altra parte, prima di trovare l'editore giusto, de Sury si è visto rifiutare il libro più volte ("e il fatto che Marsilio sia diretta da un professore universitario mi deve avere aiutato"). Uno degli editori che hanno rifiutato il libro gli ha rivelato che si trattava del terzo giallo ambientato alla Bocconi e scritto da interni che riceveva nel giro di sei mesi.

Anche nella versione finale rimane una vita universitaria volutamente grottesca, fatta di intrighi per raggiungere una cattedra e invidie personali, ma de Sury sostiene che il libro è un atto d'amore per l'accademia e per la sua alma mater. "Nelle mie intenzioni il libro doveva intitolarsi Salma mater, ma l'editore l'ha trovato forse di cattivo gusto e comunque poco comprensibile al di fuori del mondo accademico. Il mio registro è satirico e grottesco, ma è ingiusto che il mondo universitario finisca sui giornali solo per scandali grandi e piccoli. Con il mio libro volevo farlo conoscere meglio soprattutto a chi, come gli studenti, lo approccia solo ora, e che altrimenti finirà per conoscerne solo alcuni aspetti".

Il suo amore per l'università arriva al punto di definire il suo mestiere "il più bello del mondo, l'unico in cui esiste davvero il rapporto maestro-allievo. Le mie figure di riferimento sono state Roberto Ruozi e Claudio Demattè, al quale, dopo la scomparsa, ho dedicato il libro".