
Giulia dalla parte delle donne
“La nostra missione è far sì che le donne possano tornare a sentirsi donne anche in un momento complicato come quello di un cancro al seno. Che possano tornare a sentirsi libere nel proprio corpo”. Così Giulia Faoro, alumna Bocconi, co-founder e CFO della startup ONEBra, racconta l’obiettivo dell’azienda a cui ha dato vita insieme ad altri tre soci nel 2022. La startup è specializzata nella realizzazione di protesi esterne su misura, grazie a tecnologie 3d, per donne che presentano asimmetrie dei seni dovute a mastectomie o a cause naturali.
Alla nascita di ONEBra e alla vita da startupper Giulia è arrivata per gradi. Dopo la doppia laurea in Bocconi, prima in economia e finanza al triennio e poi in International management al biennio (con un Double Degree presso l’Indian Insitute of Management di Ahmedabad), Giulia inizia la propria carriera nel mondo della moda: “Sono partita da Trussardi, dove ero key account manager per Italia ed Europa, per poi passare a un’attività di wholesale specialist per l’area Far East di Bally e infine al business development dell’e-commerce di una startup di Roma, YOCABE’. Lì ho capito che la vita da dipendente mi stava stretta. Ho aperto la partita iva e sono diventata una consulente per i brand della moda per la vendita multicanale”.
Finché non arriva la chiamata di un’amica, mentre Giulia lavora da remoto in Spagna: “Sofia Santi era post-doc in ingegneria dei materiali all’Università di Trento e aveva avuto la prima idea di ONEBra. Mi chiede: “Ti andrebbe di fondare una startup e curarne la parte economica e commerciale?’’. Da lì con Silvia Chiera, che cura la parte di marketing e di customer care, e Danilo Tomasoni, che segue la parte informatica, abbiamo fondato ONEBra”. Dalla fondazione al lancio sul mercato passano due anni, necessari al beta testing del prodotto. Poi l’avvio del B2C e prossimamente, della parte B2B, grazie anche ad un primo round di investimento chiusosi nel 2024 e, quest’anno, all’ingresso dell’azienda in un percorso di accelerazione.
“La creazione del prodotto su misura”, spiega Giulia Faoro, “avviene grazie alla scansione 3d che si può realizzare in autonomia, con il proprio smartphone, tramite un’app dedicata. Ma per chi non è avvezzo alla tecnologia, grazie alla collaborazione con diverse associazioni di donne, abbiamo anche aperto alcuni centri di scansione sul territorio Italiano. Siamo in una fase di crescita e stiamo anche negoziando con distributori di medical device a livello nazionale”.
La startup ha dato quindi una svolta alla vita di Giulia, che sente di aver trovato la sua strada. “Ho bisogno di sfide sempre nuove e di conoscere persone diverse”, racconta. “Non amo il lavoro di ufficio e quindi nel creare un’impresa mia ho trovato la mia dimensione. L’imprenditoria è una sfida ed è ciò che farò in futuro”. E sul progetto ONEBra, aggiunge: “È anche un modo per aiutare gli altri. Vogliamo fare la differenza: è giusto che le imprese non guardino al solo profitto, ma tengano conto anche dell’impatto sociale delle proprie attività”.
