Passano per le città le politiche di riduzione dei gas
Il vertice Onu sul clima che si è svolto a Bali a dicembre ha confermato la necessità di un impegno da parte dei paesi industrializzati di gran lunga superiore rispetto a quanto previsto dal Protocollo di Kyoto e del coinvolgimento dei pvs nella riduzione delle emissioni di gas climalteranti al fine di stabilizzare l'aumento delle temperature nel secolo a livelli accettabili. Il nuovo regime internazionale che definirà gli impegni a partire dal 2012 sarà oggetto di negoziazione nel prossimo biennio (anche se il premio Nobel ed Oscar Al Gore ha sollecitato un'accelerazione).
A Bali è emersa l'opportunità di includere le città nell'azione di contrasto e di adattamento al cambiamento climatico. L'impegno delle nazioni richiede di essere sviluppato anche attraverso le politiche locali per essere efficace. Lo ha ben evidenziato il sindaco di New York Michael Bloomberg nel suo intervento nella sessione conclusiva della Conferenza.
Del resto le città, in cui già oggi vive oltre il 50% della popolazione mondiale, consumano il 75% dell'energia e generano l'80% delle emissioni di gas serra. Ma le città sono anche le principali vittime degli effetti del riscaldamento globale, a causa della loro vulnerabilità. Basti pensare all'ondata di calore del 2003 che ha causato in Europa 35.000 morti, concentrati nelle aree urbane, dove la scarsità di verde e la presenza di aree cementificate tende a trattenere il calore.
I principali ambiti d'intervento sotto il controllo delle amministrazioni locali riguardano l'energia, la mobilità e i trasporti, i servizi ambientali, lo sviluppo urbano, l'housing, il verde, gli acquisti pubblici. Le città possiedono infatti importanti leve di intervento nella pianificazione e regolazione, nella gestione e nella promozione di funzioni, servizi e attività che impattano sulle emissioni di gas serra. Per di più le stesse fonti sono responsabili della maggior parte delle emissioni degli inquinanti atmosferici, così che una politica ambientale integrata può produrre un "doppio dividendo" nel ridurre sia le emissioni "globali" che quelle "locali".
L'impegno delle città si è fino ad ora caratterizzato attraverso iniziative volontarie, che comportano l'istituzione di agenzie (come l'agenzia per il clima di Londra) e di programmi dedicati (come "Roma per Kyoto" e "Milano per il clima" in Italia). Questa azione si sta dimostrando in molti casi più efficace di quella statale o anticipatrice di scelte nazionali.
Lo sviluppo di network fra città finalizzati al confronto e alla cooperazione in questa materia dimostra come si tratti di una direzione fertile e promettente. I primi e più importanti network sono Cities for climate protection lanciato da Iclei; Local governments for sustainability, che coinvolge circa 800 amministrazioni locali in oltre 30 paesi; Alleanza per il clima, con la partecipazione di 1.200 enti locali europei.
Negli Usa l'interesse si è manifestato più recentemente, ma con una dinamica rapidissima. La Us Conference of mayors climate protection agreement, promossa dal sindaco di Seattle, ha visto l'adesione nel luglio 2007 di 600 sindaci.
Pochi mesi fa il C40 climate leadership group, che raccoglie le maggiori metropoli mondiali, ha sottoscritto un importante accordo con la Clinton foundation per la promozione di interventi di efficienza energetica in ambito urbano.
Anche i maggiori network di città operanti in materia di ambiente ed energia (come Eurocities ed Energie citès) hanno lanciato specifici programmi sul clima. Durante la Conferenza di Bali i principali network di città hanno presentato congiuntamente un accordo per ridurre le emissioni globali del 60-80% entro il 2050.
Il 29 gennaio la Commissione europea ha promosso per la prima volta un accordo direttamente con le città: un Covenant of mayors per il clima sottoscritto dai sindaci di Londra, Milano, Helsinki, Monaco e altre grandi città, che prevede impegni coerenti con gli obiettivi previsti dal pacchetto Energy for a changing world dell'Unione europea relativi alla riduzione del 20% delle emissioni di gas serra, all'aumento del 20% dell'efficienza energetica e al raggiungimento di una quota del 20% di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020.
Attraverso queste iniziative l'impegno delle città potrà essere reso coerente con le politiche nazionali ed internazionali (anche con l'introduzione di meccanismi incentivanti e premianti) e potranno essere stabilite metodologie comuni nella misurazione delle emissioni, nella definizione di scenari, obiettivi ed azioni, nell'adozione di sistemi di monitoraggio.