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Per pagare le imprese serve un nuovo Patto

, di Enrico Guarini - professore dell'Area public management and policy della SDA Bocconi
Potenziare il meccanismo di compensazione verticale e rafforzare ex ante il ruolo delle regioni. Questa la strada

Il Patto di stabilità interno è il principale meccanismo di coordinamento della finanza pubblica attraverso cui si definisce il concorso delle regioni e degli enti locali agli obiettivi finanziari assunti dallo Stato italiano a livello europeo: debito al 60% del pil e deficit al 3%. Il meccanismo prevede, in sede di definizione della manovra annuale di finanza pubblica, l'individuazione di un target di riduzione dell'indebitamento netto per regioni, province e comuni e la conseguente traduzione in obiettivi specifici. Le regole per il calcolo degli obiettivi sono state però periodicamente modificate, determinando pesanti vincoli alla programmazione finanziaria degli enti locali e alcuni effetti negativi sull'economia reale. Tra questi, la drastica riduzione negli ultimi tre anni della spesa per investimenti dei comuni e il rallentamento dei pagamenti alle imprese, in particolare nel campo dei lavori pubblici, indotti dalla nuova regola della competenza mista (saldo entrate-uscite calcolato secondo il principio di competenza per la parte corrente e il principio di cassa per la parte in conto capitale).

Enrico Guarini

Per ridurre il ritardo nei pagamenti delle opere, dal 2008 è stato introdotto il Patto di stabilità regionale, un meccanismo che dà alle regioni a statuto ordinario la possibilità di rimodulare gli obiettivi degli enti locali attraverso meccanismi di compensazione dei limiti di pagamento, fermo restando l'obiettivo complessivo del Patto. Il nuovo meccanismo ha avuto una progressiva diffusione nel triennio 2009-2011. I dati evidenziano che 13 regioni hanno utilizzato almeno una della due tipologie di interventi previste dalla normativa (compensazione verticale e orizzontale). Le regioni sono intervenute principalmente riducendo i pagamenti regionali, nell'ambito dei propri obiettivi verso lo Stato, al fine di sbloccare i pagamenti dei comuni e delle province. Con questa modalità di rimodulazione (compensazione verticale), nel 2009-2011 le regioni hanno sbloccato circa 1.794 milioni di euro di pagamenti degli enti locali verso le imprese (267 milioni nel 2009). L'adesione da parte degli enti locali soggetti al Patto è stata elevata (73% nel 2011) con un importo richiesto molto più alto di quello ceduto dalle regioni (nel 2011 è stato soddisfatto il 39% delle richieste). La seconda modalità di rimodulazione, la compensazione orizzontale (cessione di "limiti ai pagamenti" tra enti locali della regione), ha avuto meno successo: è stata utilizzata solo da 8 regioni nel 2011 (3 nel 2010), con appena il 5% degli enti cedenti per un importo totale di pagamenti liberati nel triennio di 194 milioni di euro. Sarà interessante verificare l'efficacia del meccanismo di compensazione tra enti locali di regioni diverse (patto orizzontale nazionale), o del meccanismo di incentivazione alla compensazione verticale, disciplinati con il recente DL 95/2012 sulla spending review. In entrambi i casi si tratta di meccanismi autonomi di compensazione che rischiano di depotenziare i Patti regionali e di creare confusione procedurale per effetto della sovrapposizione tra le varie scadenze previste. È necessario rivedere l'impostazione di fondo del Patto di stabilità. Occorre razionalizzare e semplificare i diversi meccanismi di compensazione, potenziando quello verticale. E poi rafforzare ex ante (non solo ex post) il ruolo delle regioni in sede di definizione degli obiettivi di finanza pubblica, con la possibilità di definire in autonomia regole e modalità di applicazione dei vincoli agli enti locali. Una parte degli incentivi previsti potrebbe essere indirizzata proprio a favore delle regioni disponibili a sperimentare nuovi modelli di governance finanziaria.