Packaged applicativi: come il low cost entra nel mondo Erp
L'ultimo rapporto di McKinsey e Sand Hill Group (2006) segnala come l'industria del software sia "nel mezzo di una quieta ma drammatica rivoluzione". I protagonisti del processo di cambiamento sono, ancora una volta, i packaged applicativi o sistemi informativi integrati (Erp e altri software preconfigurati). Nonostante abbiano perso il sapore pionieristico degli anni Novanta, questi sistemi rimangono una tecnologia fondamentale per i progetti di realizzazione o rifondazione del portafoglio applicativo aziendale: secondo i dati Forrester Research del 2006, la spesa aziendale per tecnologie software ha raggiunto un valore complessivo di oltre 208 miliardi di dollari, di cui circa il 40% sono destinati a investimenti in packaged applicativi.
Si tratta di soluzioni preconfigurate acquisite in logica buy che, una volta implementate, rivestono un ruolo centrale nel sistema informativo, oltre a estendere la loro pervasività a tutte le aree aziendali. Se in passato queste caratteristiche hanno rappresentato il punto di forza dei packaged applicativi, oggi sembrano mettere in discussione il valore degli investimenti aziendali in software pre-configurati. Sul fronte It, la centralità dei sistemi integrati impone una forte dipendenza dal produttore, con costi di mantenimento che assorbono un terzo dei budget software annuali e necessità di upgrade ogni 5-7 anni.
Sul fronte del supporto ai processi aziendali, è stato più volte sottolineato come l'aderenza a processi standard di settore imposta dall'adozione di sistemi preconfigurati eroda eventuali vantaggi competitivi di specializzazione; d'altro canto la personalizzazione di una soluzione preconfigurata rappresenta un'attività onerosa.
In questo scenario, stanno di conseguenza trovando spazio crescente nuove soluzioni per la realizzazione e l'integrazione delle componenti software (service oriented architecture), nuove modalità di distribuzione delle applicazioni aziendali (software as a service), nuove filosofie di programmazione (open source software), che si aggiungono a nuove opzioni di esternalizzazione delle attività di sviluppo (off-shoring verso paesi cosiddetti low cost).
L'impatto di questi quattro fattori è stato efficacemente sintetizzato da Bruce M. Richardson di Amr Research: a partire dal 2010, i clienti dei grandi vendor di soluzioni Erp si slegheranno dai loro fornitori software per rivolgersi a player dei paesi low cost, al fine di realizzare nuove applicazioni aziendali a partire dai vecchi packaged applicativi.
Questo approccio mash-up, termine rubato al mondo del Web 2.0, rappresenterebbe una sintesi e un'alternativa rispetto agli attuali paradigmi di progettazione e costruzione del portafoglio applicativo aziendale: make (sviluppo autonomo), best-of-breed (integrazione di moduli e pacchetti applicativi per comporre una suite di funzionalità più ampia), buy (acquisizione di un software applicativo pre-configurato). Lo scenario, per quanto suggestivo e teoricamente concretizzabile, sembra essere tuttavia ancora lontano.
La realizzazione di nuove applicazioni software a partire da funzionalità presenti in altre applicazioni si basa sull'utilizzo delle logiche Soa e della tecnologia abilitante dei web service e presuppone l'esistenza di forti competenze architetturali. Dal lato dell'offerta, i maggiori player del mercato si stanno attrezzando per arricchire le suite software, aumentandone l'ampiezza funzionale e la profondità dei processi. Questa strategia concentrerà l'offerta di software su pochi operatori con crescenti competenze architetturali e copertura di processi potenzialmente illimitata. Il risultato sarà una barriera all'entrata per operatori low cost e un lock-in giocato su minori costi di personalizzazione.
Come ha scritto Tom Davenport sul blog di Harvard Business Review, le architetture Soa e la tecnologia web service "non saranno i prossimi protagonisti". Almeno per il momento...