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Nella corsa all'equity le aziende pensino al nome

, di Stefano Caselli - Algebris Chair in Longterm Investment and Absolute Return
La sua forza non è solo segno distintivo dell'impresa nei nuovi mercati; può attenuare il pericolo di default

Il tema della robustezza della struttura finanziaria e dell'adeguatezza dei mezzi propri con riferimento al modello competitivo scelto non riguarda più solamente le banche, ma costituisce con sempre maggiore evidenza la logica del rapporto fra mercato finanziario e qualsiasi soggetto che voglia ricorrere alla provvista di risorse finanziarie. Ne segue che le imprese, siano esse quotate e raccolgano direttamente sul mercato finanziario, o non quotate e ricorrano ai finanziamenti bancari, devono dare prova della loro solidità per ottenere il denaro necessario a un prezzo sostenibile.

La dimensione e la qualità dell'equity aziendale diviene quindi la variabile cruciale per competere adeguatamente nella raccolta delle risorse finanziarie e per posizionarsi con efficacia nella dinamica competitiva del proprio settore. Tuttavia, la comprensione della 'corsa all'equity' deve presentare sia un risvolto finanziario che un risvolto strategico entrambi decisivi. Con riferimento alla visuale finanziaria dell'equity, da tempo ci si interroga se sia giusto o sbagliato che speculatori senza nome nel caso delle aziende quotate oppure che banche finanziatrici nel caso di aziende non quotate possano lanciare la sfida contro sistemi complessi come le aziende attraverso l'assegnazione di un prezzo di mercato o di un rating. Al riguardo, è possibile pensare che in questo passaggio esista invece una profonda razionalità che mira a stanare la causa di molte inefficienze, di opacità o di management non adeguato rispetto alle sfide della competizione internazionale: i mercati e le banche finanziatrici spingono quindi a razionalizzare e rendere trasparente, efficiente, efficace la macchina del funzionamento delle imprese. Non è quindi pensabile che le nostre aziende si sottraggano a questa tendenza di lungo termine. Così come i mercati finanziari hanno compiuto un salto di livello fondamentale nella capacità di valutazione delle controparti, allo stesso modo le scelte di struttura finanziaria delle imprese devono compiere un salto forse più forte che proponga ai mercati non più un mero ragionamento di costi, ricavi e spirito imprenditoriale, ma piuttosto di accountability delle scelte e riduzione sostanziale del debito. Tanto minore è la dimensione delle imprese, tanto più forti divengono queste esigenze. Con riferimento invece alla visuale strategica dell'equity, il concetto di capitalizzazione deve essere inteso in senso ampio, ossia quale valorizzazione del patrimonio aziendale. In questo senso, la dimostrazione della bontà delle scelte finanziarie e strategiche delle imprese deve spingere a ragionare soprattutto sulla dimensione dell'equity aziendale. Ciò è fondato sulla valorizzazione dei processi produttivi in senso lato: il capitale umano, la gestione dei talenti, il potenziale di innovazione, la qualità della governance aziendale. Gli asset intangibili, fra cui il brand appare rilevante. Una ricerca nell'area di Monza e Brianza (Bonomi, Caselli, Sapelli e Vaciago, "L'importanza di chiamarsi Brand") evidenzia il significato finanziario e strategico del brand nella corsa all'equity delle aziende e come elemento di salvezza in tempi di crisi. La rilevanza del brand può attenuare il rischio di default aziendale in quanto il marchio cela al suo interno una straordinaria varietà di significati, di valori e di fattori remoti che conferiscono forza all'azienda. Come un iceberg, il brand appare quale segnale di visibilità e di distinzione dell'azienda per promuoverne i prodotti anche in mercati nuovi. Ma negli strati sommersi non visibili nell'immediato rappresenta la forza delle intuizioni imprenditoriali e la distinzione delle risorse umane che nel tempo hanno lavorato nell'azienda o ancora la capacità di rappresentare le caratteristiche di un territorio. Se i mercati hanno lanciato la sfida, le imprese possono rispondere non solo sul terreno della finanza ma anche su quello dell'utilizzo dei propri talenti e della valorizzazione del brand.