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Marzia e il sogno americano

, di Davide Ripamonti
Studentessa di Giurisprudenza, Marzia Orsini gioca a football nelle Sirene Milano. A marzo il via del primo campionato nazionale femminile

E' considerato uno sport da duri, violento e distante dalla mentalità e tradizione europea, ma chi lo conosce giura che non è così. Il football americano, soprattutto nella sua versione al femminile, è ancora lontano dall'affermarsi in Italia, ma ci sta provando. A Milano, infatti, sono nate le Sirene, squadra affiliata agli storici Seamen, e Marzia Orsini, 21enne studentessa romana iscritta al terzo anno di Giurisprudenza in Bocconi, ne è il quarterback e una delle giocatrici più rappresentative: "Il football è soprattutto conquista e difesa del territorio", spiega, "ogni squadra è in realtà composta da due team differenti, l'attacco e la difesa, che sono in campo alternativamente. Al primo tocca conquistare, alla seconda difendere". Al football Marzia è arrivata dopo aver praticato nuoto, da piccola, e box un po' più tardi, "ma solo intesa come allenamento, perché in famiglia non mi hanno permesso di passare agli incontri veri e propri".

Per gli italiani, che amano soprattutto il calcio, sport ad altissima dose di casualità, il football risulta indigesto, ma per Marzia è soprattutto un problema di conoscenza: "E' uno sport complesso, con molte regole e anche piuttosto lento nel suo svolgimento", dice Marzia, "anch'io all'inizio ho faticato ad appassionarmi. Ma poi ne comprendi la filosofia, il fatto che ogni singolo componente abbia un ruolo preciso finalizzato a un obiettivo comune, con pochissimo margine lasciato al caso. E", continua Marzia, "per quell'obiettivo non si esita a mettere in gioco il proprio fisico, il proprio corpo". Ed è anche questo a costituire il bello del football, dove lividi e ferite, che ci sono nonostante le protezioni, rappresentano trofei da esibire, non brutture da occultare: "Se scegli questo sport, è perché ti attira il contatto fisico, lo scontro seppur governato dalle regole". Attualmente in Italia esistono realtà a Milano, Bologna, Ferrara, Pescara, Roma, Bari e Brindisi, a marzo dovrebbe partire il primo campionato nazionale femminile sotto l'egida della Fidaf e sempre più ragazze decidono di avvinarsi a questo sport, anche se il reclutamento non ha ancora canali ufficiali: "Le ragazze si avvicinano al football o tramite conoscenze oppure grazie ad alcuni eventi che organizziamo nei locali", dice ancora Marzia, "poi si insegnano loro il regolamento e le tecniche di base. E' un processo che dura circa sei mesi, dopo i quali sono in grado di affrontare i primi match".

Marzia e compagne si allenano due volte la settimana nello storico campo del Vigorelli e circa una volta al mese hanno un evento, Bowl, durante il quale si giocano più partite, ma il mirino è puntato sul futuro campionato: "Speriamo che parta davvero, so che si devono risolvere alcuni problemi burocratici legati alle atlete minorenni", prosegue, "campionati nazionali esistono già in Francia, Spagna, Inghilterra e Austria ed è ora che anche noi seguiamo il loro esempio".

Per quanto riguarda la vita extra football, Marzia è concentrata soprattutto sullo studio: "Ho una particolare predilezione per le materie con approccio filosofico, letterario e storico, come il diritto romano, piuttosto che scientifico. Ma devo abituarmi a studiare meglio proprio le materie che amo di meno". Una volta laureata, però, ha già le idee chiare su quello che le piacerebbe fare e quello che certamente non farà: "Dopo giurisprudenza vorrei specializzarmi in criminologia ed entrare in polizia", dice, "mentre di sicuro non seguirò la carriera diplomatica. E' quello che ha scelto mio padre e comporta sacrifici troppo grandi".