Margherita rende visibile la carbon bubble
L'idea di carbon bubble potrà non essere familiare al lettore italiano, ma è al centro di uno dei più accesi dibattiti del mondo anglosassone. La Banca d'Inghilterra ha recentemente dichiarato di volerla investigare e il G20 ha subito seguito il suo esempio.
Le società attive nel settore degli idrocarburi, secondo i sostenitori della carbon bubble, sarebbero estremamente sopravvalutate, "perché molte delle loro riserve potrebbero non essere mai utilizzate se i governi prendessero piena coscienza del problema del riscaldamento globale e decidessero di intervenire in modo efficace", spiega Margherita Gagliardi, diplomata del Master in Green Management, Energy and Corporate Social Responsibility (Mager) 2013, communications officer di Carbon Tracker Initiative, il think tank londinese che si propone di diffondere la consapevolezza della carbon-bubble. "E si tratta di investimenti per migliaia di miliardi di dollari", aggiunge.
Margherita ha completato, con il Mager, una formazione incentrata fino ad allora sul management culturale e coronata dall'apertura, in società con alcuni amici, di una startup per l'ideazione di progetti culturali. "Nella prima metà del 2012, grazie al programma Erasmus for young entrepreneurs, ho lavorato a Bruxelles, dove ho sviluppato un forte interesse per la sostenibilità e ho deciso di approfondire la mia preparazione sul tema".
Il Mager le ha fornito la formazione che desiderava e un network internazionale sia in campo accademico, sia di business ("a partire dai compagni di master, visto che la classe era per metà italiana e per metà straniera"). "Ho fatto uno stage come ricercatrice ad Amsterdam", racconta Margherita, "in una società che valuta responsabilità sociale e sostenibilità delle imprese per conto di investitori etici e sono arrivata al think tank londinese grazie a un'application su LinkedIn, in una posizione adatta alla mia formazione, che coniuga industrie creative e sostenibilità".
"Il nostro think tank, finanziato da fondazioni filantropiche americane e britanniche, è molto specializzato: evidenzia i rischi degli investimenti nelle industrie degli idrocarburi e passa poi la palla ad altri per l'indicazione delle soluzioni. Sulla scorta del movimento per il fossil fuel divestment, è una realtà in forte crescita: in 18 mesi è passato da 3 persone a una ventina". Ed è una realtà molto creativa, se è vero che si è aggiudicata i Guardian Sustainable Business Awards nella sezione Innovation in Communicating Sustainability nel 2014 e nel 2015. Chissà che la passione per l'infografica, che Margherita ha sviluppato negli anni e che qui mette a frutto compiutamente, non abbia qualcosa a che farci...