Ma com'e' pulita la citta', se ha il Poa adatto
Secondo le stime Un-Habitat, le aree urbane sono responsabili del 70% delle emissioni di gas a effetto serra (Ghg) a livello mondiale. Il coinvolgimento delle amministrazioni locali nella riduzione delle emissioni può dunque offrire un contributo rilevante alle politiche nazionali di mitigazione. A livello europeo sono circa 2.500 le città che hanno aderito al "Patto dei sindaci" vincolandosi a ridurre le emissioni di almeno il 20% entro il 2020, anche se sono ancora poche quelle che hanno predisposto un piano di sostenibilità energetica e ambientale (piano clima) che metta a sistema gli interventi nei vari settori (energia, trasporti, rifiuti, ecc.). Il processo di partecipazione delle città allo sforzo globale è favorito anche dalla creazione di reti cooperative che favoriscono attività di benchmarking, standardizzazione degli approcci e scambio di buone pratiche (es. Iclei, Us conference of mayors climate protection agreement e C40 climate leadership group).
Recentemente si è manifestata l'esigenza di integrare all'interno dei piani clima le misure di adattamento al cambiamento climatico, per tenere conto degli impatti ormai inevitabili del fenomeno a scala locale.La Banca mondiale sta sviluppando una serie di iniziative, che comprendono l'elaborazione di metodologie per la redazione degli inventari delle emissioni, la definizione di specifici indicatori urbani per misurare l'efficacia delle azioni di mitigazione, la valutazione e gestione dei rischi connessi alla vulnerabilità del territorio, che sono state oggetto della presentazione di Federica Ranghieri, senior urban specialist dell'istituzione internazionale, in un recente workshop Bocconi. La Banca mondiale ha appena pubblicato il rapporto Cities and Climate Change – Responding to an Urgent Agenda in cui è presente un paper sul tema a firma degli autori di questo articolo e di Edoardo Croci. La Banca mondiale è impegnata anche nell'assistenza tecnica e finanziaria ad alcune città nei paesi in via di sviluppo per favorire la creazione di progetti di Clean development mechanisms (Cdm), uno dei meccanismi flessibili previsti dal Protocollo di Kyoto, a livello urbano. Attraverso tale strumento è possibile generare crediti, che hanno un valore di mercato. Finora vi è stato uno scarso ricorso da parte delle città a questa tipologia di strumenti, dovuto in particolare alla complessità delle procedure di presentazione e approvazione dei progetti presso l'organo apposito della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici delle Nazioni unite e all'incidenza dei costi di transazione. È del 2006 il primo progetto Cdm presentato da una città, il sistema di trasporto "Transmilenio" di Bogotà. Nel 2005 è stata istituita una variante del Cdm denominata Programme of activities (Poa), il cosiddetto Cdm programmatico, che risulta adatta ad essere applicata a progetti urbani. I Poa aggregano in un solo programma un insieme di progetti/azioni di riduzione delle emissioni, singolarmente di entità limitata, non necessariamente localizzate in un ambito circoscritto, che possono essere realizzate anche da soggetti diversi dal proponente (un'amministrazione locale può promuovere un Cdm programmatico utilizzando il suo potere regolamentare). Le azioni possono tipicamente intervenire sull'efficienza energetica, operando sui sistemi di illuminazione o riscaldamento pubblici o domestici, la promozione di sistemi di mobilità pubblica in sostituzione del trasporto privato, interventi sul ciclo dei rifiuti o di gestione dei servizi idrici. La Banca mondiale sta sviluppando un Cdm programmatico innovativo, che raggruppa e integra azioni in diversi settori (acqua, energia, rifiuti, trasporti, forestazione urbana) nella città di Amman. Tale progetto costituisce un prototipo di intervento in una città di un Pvs che offre il vantaggio di richiedere una pianificazione complessiva dello sviluppo dei sistemi ambientali in ambito urbano, sommando alla riduzione delle emissioni di gas serra co-benefici locali, oltre a generare risorse finanziarie.