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L’Italia non fa correre i bit. E perde in competitività

, di Francesco M. Sacco - managing director presso l’Enter, il centro di ricerca imprenditorialità e imprenditori della Bocconi
L’Ict è responsabile del 50 per cento della crescita produttiva in Europa. Parola del commissario Viviane Reding

Nessuno si stupisce più quando si ricorda che l'Italia ha una bassa diffusione della banda larga. Secondo la Commissione Ue, la sua diffusione è al 17,1% della popolazione, al di sotto della media Ue del 20%, ormai superati anche dalla Spagna (18,3%). Nella classifica per la velocità media delle reti, il nostro paese è al 21° posto nel mondo, dietro al Portogallo. Eppure, il commissario alla società dell'informazione Reding non perde occasione per ricordare che l'Ict è la chiave per la competitività e la crescita economica in Europa, ed è responsabile per circa il 50% dell'attuale crescita di produttività nella Ue. Le due constatazioni, insieme, forse possono contribuire a spiegare perché la produttività in Italia non cresce da un po', anzi, a tratti addirittura è calata.

Quindi, non ci si dovrebbe stupire se tra le Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico varate dal governo il 25 giugno, all'articolo 2 ci sono alcune disposizioni che hanno l'obiettivo di incentivare lo sviluppo della banda larga in Italia e, in particolare, la diffusione delle Next generation networks (Ngn) in fibra ottica. Su questo fronte, però, l'Italia era partita molto bene. Quando nel 1999 fu fondata Fastweb, la sua rete in fibra era la più avanzata del mondo. Poi, lo sviluppo della sua rete si è arrestato e il nostro paese è rimasto coperto solo a chiazze.

Oggi, l'Asia si stia velocemente orientando verso la fibra ottica. Il Giappone, la Corea e la Cina puntano rispettivamente al 95% (entro il 2010), al 92% (2010) e al 50% (2015) delle abitazioni raggiunte in fibra ottica. Per il solo Giappone, i benefici diretti e indiretti del progetto Ubiquitous-Japan (U-Japan), che prevede la copertura dell'intero paese con collegamenti ad altissima velocità, si stimano in circa 1.500 miliardi, circa un terzo del suo pil. Ma il fronte della fibra è ben più ampio. Gli Usa, forti anche della diffusa presenza della cable tv, hanno deciso di sacrificare la concorrenza all'oligopolio e, con una modifica regolamentare, hanno permesso ad At&t e Verizon di lanciare due distinte iniziative che dovrebbero portare entro il 2010 la rete in fibra al 50% delle famiglie americane. La Francia ha da poco lanciato un piano per la modernizzazione dell'economia che tra le altre cose fissa l'obiettivo di collegare in fibra 4 milioni di famiglie entro il 2012, impone la precablatura ottica dei nuovi immobili e disposizioni per una posa facilitata della fibra nei vecchi edifici. Inoltre, attribuisce alle collettività i poteri per gestire la digitalizzazione del proprio territorio. Il governo inglese in febbraio ha dato l'incarico a Francesco Caio di effettuare una review indipendente per valutare come il governo possa creare le condizioni per la realizzazione di una Ngn in Uk. In Germania il governo non ha esitato ad aprire un durissimo contenzioso con Bruxelles pur di favorire l'installazione da parte di Deutsche Telekom (in parte ancora statale) di una Ngn basata su collegamenti in fibra fino agli armadi di strada.

Questi esempi non esauriscono l'elenco dei paesi i cui i governi hanno già lanciato iniziative per promuovere la realizzazione di nuove reti di telecomunicazioni in fibra ottica. Ma allungarlo non servirebbe, dato che non cambierebbe la natura di una constatazione di fondo: oggi i paesi più lungimiranti stanno tutti puntando a realizzare reti in fibra che arrivano, in genere, fino alle abitazioni. L'Italia era partita bene ma adesso si trova ad inseguire.

Le autostrade informatiche del futuro correranno su fibra ottica e saranno più affollate delle vere autostrade. Negli Usa il traffico automobilistico sulle autostrade ha smesso di crescere già tre anni fa mentre il traffico su Internet è ancora in piena crescita. In un non irrealistico futuro con il petrolio a 200 dollari al barile, come un'importante banca d'affari ha già pronosticato, la capacità di videocomunicare, di scambiarsi rapidamente informazioni e collaborare a distanza diventa vitale. In un futuro di questo genere le reti in fibra ottica diventano un asset vitale per la competitività di un paese moderno. Presto il mantra sarà: fare viaggiare i bit invece che gli atomi. Le grandi aziende americane si stanno già orientando in questo senso. Resta da sperare che quando anche le aziende italiane lo faranno, le reti saranno all'altezza delle loro necessità.