Le sei killer aps di una societa' in cima al mondo
Il "secolo cinese" non ha solamente sconvolto consolidati equilibri di matrice economica, mettendo in discussione relazioni di politica internazionale; non ha solo trasformato interi settori economici, o stravolto la fisionomia di scenari competitivi improvvisamente caratterizzati da livelli di turbolenza inconsueti; non ha soltanto imposto nuove regole competitive tra imprese globali, e tra queste e gli stati sovrani.
Accanto a tutto ciò, ha costretto chi si interessa di storia economica a ripensare una serie di chiavi di lettura del "grande gioco" della modernizzazione ormai acquisite, nel contempo immaginandone di nuove. Improvvisamente, LA grande domanda è mutata: non più "come" l'Occidente è diventato ricco (ovvero, le dinamiche dell' industrializzazione occidentale, come descritte in un classico della storia economica contemporanea, il Prometeo liberato di David Landes, e riprese di recente da Joel Mokyr nel suo I doni di Atena), ma "perché" proprio l'Occidente. Cosa, insomma, ha generato condizioni tali per cui una tra le tante civiltà del pianeta, e neppure la più raffinata, a un certo punto della storia avviasse un processo di crescita tale da portarla, in breve, a dominare il mondo, soggiogandolo economicamente, politicamente, e anche culturalmente per oltre due secoli. Chi, anche da profano, si interessi di storia economica non può prescindere dall'approfondire queste tematiche. E il materiale su cui riflettere non manca. Il primo volume da riporre in valigia è sicuramente quello, molto controverso, provocatorio e a volte "politically incorrect" di David Landes, La ricchezza e la povertà delle nazioni. Perché alcuni sono così ricchi e altri così poveri. Perché? Landes non ha dubbi: l'Occidente ha nel tempo forgiato una cultura superiore, fatta di attitudine scientifica alla conoscenza, istituzioni rispettose della libertà di creare e intraprendere, curiosità intellettuale. Qualcosa che né l'Islam, intrappolato in una visione religiosa totalizzante, né la Cina, isolatasi nei secoli in una arcigna superiorità culturale, hanno saputo fare. Nell'umiltà intellettuale e nella curiosità la radice del successo dei "barbari". Il secondo libro è una sfida: è quello appena pubblicato da Niall Ferguson, Civilization: the west and the rest. Progettato perché "riesca a interessare un diciassettenne di oggi" è anche esso un libro "irritante". Per secoli, l'Occidente domina il mondo. Cosa gli conferisce tanta superiorità? Le armi sono solo una conseguenza dell'azione di sei "killer apps": concorrenza, scienza, democrazia, medicina, consumismo ed etica del lavoro. Grazie alle apps scaricate sul gigantesco i-Phone della storia, l'Occidente si impone al resto. E, aggiunge Ferguson, per fortuna del mondo intero. Il bilancio della supremazia occidentale è insomma, alla fine, positivo. Ce n'è di materiale per riflettere...ma attenzione, se non avete un kindle, preparatevi. Si tratta di un migliaio di pagine in totale. Se vi pare troppo, mettete in valigia solo le 170 paginette di Vele e cannoni di Carlo Cipolla. Basterà a dare il senso del perché la globalizzazione, oggi, si misuri col metro della cultura occidentale.