Contatti

Le resistenze contabili alle riforme manageriali della p.a.

, di Eugenio Anessi Pessina, Mariafrancesca Sicilia, Ileana Steccolini - SDA di public management and policy
Non sembrano attecchire i sistemi richiesti per legge, tuttavia si diffondono i documenti volontari

Alla vigilia della riforma federale l'analisi condotta nel white paper Ocap "Bilanci pubblici fra riforme e prassi: quali sfide per il futuro?" mostra che proprio in campo contabile le riforme manageriali degli anni passati hanno fatto più fatica ad attecchire. Ad esempio, né la contabilità generale, richiesta dalla normativa, né il bilancio consolidato, a breve obbligatorio, sembrano avere oggi un effettivo impiego nella realtà degli enti locali, mentre gli operatori continuano a preferire la tradizionale contabilità finanziaria. È però interessante notare come abbiano riscosso successo documenti volontari, a contenuto non solo tecnico-contabile e di taglio strategico, quali il bilancio sociale, quello di mandato e i piani strategici. Ciò pone in evidenza che, contrariamente alla comune aspettativa che nelle pubbliche amministrazioni si adottano nuovi manageriali e contabili solo in risposta a stimoli normativi, gli enti pubblici manifestano anche uno spirito innovativo e si dotano di strumenti che rispondono alle loro esigenze anche se non resi obbligatori dalla legge.

Alla luce dei risultati emersi e delle evoluzioni normative, le prospettive future dei sistemi contabili possono essere declinati secondo tre livelli di analisi.A livello di relazioni fra stato ed enti locali, la riforma «federale» impone un'armonizzazione dei sistemi contabili pubblici, funzionale non solo al consolidamento dei conti, ma anche al confronto delle performance degli enti e alle conseguenti scelte di attribuzione di risorse e di gestione dei servizi. Ciò richiede da un lato di definire norme e principi che non si limitino a schemi di bilancio e postulati generali, ma si estendano alle regole specifiche; dall'altro di riordinare e rafforzare le responsabilità di controllo contabile, all'interno e all'esterno dell'ente. A livello delle relazioni con i portatori di interesse, gli enti dovranno rafforzarne l'effettivo coinvolgimento e sviluppare la propria capacità di selezione e comunicazione delle priorità, pur nella consapevolezza dell'ampia eterogeneità di interessi e valori delle società moderne. Con riferimento agli strumenti di gestione interna, il ruolo limitato del Consiglio nella programmazione e gestione del bilancio suggerisce un'ulteriore aggregazione dello stesso, per favorirne la leggibilità e la comprensibilità. Ciò dovrebbe accompagnarsi a un'intensificazione del collegamento tra programmazione contabile ed extra-contabile, a un rafforzamento degli strumenti di rendicontazione e controllo ex post.In conclusione, alcuni interventi che ci si aspetta dal legislatore sono: rivalutare l'opportunità di far coesistere contabilità finanziaria ed economico-patrimoniale; avviare la redazione di principi contabili condivisi e coerenti con la realtà pubblica; accentuare l'aggregazione del bilancio politico; rivedere le regole relative ai documenti pluriennali e alle variazioni di bilancio. Le maggiori responsabilità ricadono però sui singoli enti, che devono attrezzarsi per sfruttare al meglio l'autonomia che verrà loro attribuita, rafforzando sia la funzionalità della gestione sia la qualità delle relazioni con i portatori di interesse. Un ulteriore compito del livello centrale (ma anche del livello regionale, nonché delle associazioni degli enti locali e di quelle che riuniscono le figure che vi operano) è quello di affiancare ai meccanismi incentivanti e sanzionatori strumenti di diffusione delle capacità e delle buone pratiche gestionali.