Le ragioni del private equity
A lungo si è discusso su come le piccole e medie imprese italiane possano rafforzarsi, crescere e aggregarsi per essere maggiormente competitive nel panorama economico internazionale. Una delle soluzioni perseguibili è da tempo l'apertura al capitale di fondi di private equity.
Com'è noto, il private equity è uno strumento che, se ben "maneggiato", consente di patrimonializzare e al contempo accompagnare la crescita delle pmi italiane.Tre sono le modalità attuabili per la creazione di valore nelle operazioni di private equity: la leva dei multipli (comprare a prezzo X volte l'Ebitda e vendere a X+n volte l'Ebitda) che sfrutta momenti di mercato favorevoli a comprare/vendere e asimmetrie informative tra compratore e venditore; la leva finanziaria (si crea valore sfruttando la capacità di debito e di successivo rimborso dell'azienda target); la leva del "performance improvement" (si crea valore lavorando sull'efficienza e aumentando il livello dell'Ebitda). Se fino a poco tempo fa il valore veniva prevalentemente creato dallo sfruttamento della leva finanziaria, oggi gli investitori sono costretti a intervenire prevalentemente con la leva dell'efficienza, con conseguenze non di poco conto sull'approccio del team di investitori. Da una ricerca svolta nell'ambito del Laboratorio private equity e Lbo emerge che le pmi sono disposte ad accettare nella propria compagine sociale fondi di private equity che si dimostrino competenti non solo dal punto di vista finanziario, ma soprattutto industriale e operativo. L'analisi effettuata nel 2010 su un campione di 70 pmi evidenzia che la reputation e il network del fondo, la possibilità di accedere ai canali del credito e la conoscenza del mercato di riferimento, sono elementi che impattano favorevolmente sulla scelta di apertura del capitale. Anche la capacità di sostenere un processo di internazionalizzazione è un fattore valutato dagli intervistati in maniera particolarmente positiva. Esistono tuttavia delle criticità che ostacolano l'ingresso del fondo nelle aziende: la perdita del controllo e le difficoltà nella gestione della governance risultano gli aspetti più cruciali da gestire in fase di investimento. D'altronde il mercato italiano, da sempre focalizzato sui segmenti di minori dimensioni (small e mid market), si è ulteriormente concentrato nel 2009 su deal di piccole-medie dimensioni: il 66% delle operazioni censite dal Laboratorio private equity e Lbo ha coinvolto aziende con fatturato inferiore a 50 milioni di euro, contro il 50% registrato nel 2008 ed il 46% del 2007. Interessanti considerazioni si possono avanzare anche sul fronte dei prezzi che nel settore di riferimento vengono espressi dal rapporto tra Enterprise value (Ev), ovvero il valore di mercato del capitale investito e la marginalità industriale lorda (il Mol o Ebitda). Il multiplo medio Ev/Ebitda del segmento pmi segue, pur assestandosi su livelli leggermente più bassi, il trend del mercato nel suo complesso, che vede un calo del 7,4% rispetto al 2008.I prezzi hanno registrato il seguente andamento: 8,2 volte l'Ebitda nel 2006, 7,1 volte nel 2007, 6,3 volte nel 2008 e 6,0 volte nel 2009.I prezzi medi delle sole operazioni di Lbo sono invece strutturalmente inferiori rispetto ai multipli dell'intero mercato (8 - 15% in meno negli anni 2007-2009).All'interno del comparto pmi, inoltre, si rilevano prezzi maggiori pagati a favore di operazioni di finanziamento della crescita (expansion) mediante aumento di capitale (rispettivamente 13%, 16% e 87% rispetto al multiplo medio Lbo degli anni 2007, 2008 e 2009). No-nonostante la crisi finanziaria, gli investitori riconoscono (e scontano nei prezzi) nelle pmi italiane buone opportunità di crescita.Nonostante il generale calo dei prezzi in alcune operazioni si sono visti prezzi assai interessanti: è il caso solo di aziende ben organizzate, con risultati superiori alla media, operanti in settori resistenti e stabili. Il mercato potenziale sicuramente non manca: l'aggiornamento di una recente ricerca del Laboratorio private equity e Lbo svolta su oltre un milione di imprese indica, come potenziali target, circa 1.590 aziende, il 78% delle quali si configurano come pmi.