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La voglia di riscatto dei capi d'azienda

, di Giorgio Brunetti - professore emerito
Forza trainante della nostra economia, gli imprenditori sono origine e soluzione alla crescita. Basteranno?

L'imprenditorialità, pur con tanti limiti, è pur sempre uno dei nostri punti di forza. Essa è stata all'origine del nostro travolgente sviluppo socio-economico degli anni Ottanta. Facendo leva sulle competenze artigianali accumulate nel corso degli anni, specie nei sistemi territoriali, i celebrati distretti, e intercettando con prontezza la domanda che proveniva dalla rivoluzione dei costumi e dei gusti della fine degli anni Sessanta, molti connazionali operanti in vari campi di attività, dall'agricoltura all'industria e al commercio, hanno intrapreso la via dell'imprenditorialità dando vita a un sistema di imprese reticolare, esteso e dinamico. È stata un'esplosione di vitalità, di fiducia nel futuro con il fiorire di produzioni che andavano dal tessile-abbigliamento al mobile-arredo fino alla meccanica e all'impiantistica che consentivano di produrre tessuti e mobili, mentre crescevano città e infrastrutture. Pur contando soprattutto sulla domanda interna, si avviava un interessante flusso di export, in particolare verso la Germania.

Giorgio Brunetti

L'introduzione dell'euro ha segnato una profonda discontinuità. Ha posto la maggior parte degli imprenditori di fronte alla necessità di cambiare business model. Non più agendo sul vantaggio di costo, favorito pure dalle ricorrenti svalutazioni competitive, ma operando sulla differenziazione del sistema di offerta. La domanda finale spinta anche dai media, dalla mutazione della società e dei costumi, richiedeva infatti prodotti che dessero senso, che fossero in grado di soddisfare desideri non solo meri bisogni, mentre la domanda intermedia si aspettava prodotti capaci di risolvere problemi concreti, applicando le più innovative tecnologie del momento. Tra l'altro, iniziava con la riduzione dei dazi la concorrenza asiatica e dei paesi emergenti spiazzando quelle produzioni che non avevano intrapreso la strada del cambiamento. Nell'ultimo decennio due fattori hanno subito un'accelerazione. Da un lato, la progressiva crescita della Ict, un driver che sta sconvolgendo tutto, società, costumi, economia tanto da mettere in discussione tante certezze che nel tempo si erano create e, dall'altro, l'allargamento sempre più incalzante dei mercati con il fenomeno della globalizzazione che cambia la prospettiva di tutti gli operatori.

In questo quadro di mutamento molta nostra imprenditoria ha avuto difficoltà ad adeguarsi anche perché non sostenuta dal sistema paese. Solo le medie imprese si attivavano con il loro progressivo inserimento nel mercato globale. La lunga crisi, che dalla fine degli anni Novanta opprime il nostro paese assieme ad altri dell'Europa, ha innescato un processo di dura selezione della classe imprenditoriale come le tragiche vicende di questi ultimi anni hanno messo in luce. Pur in questa situazione di preoccupante incertezza e di generale spaesamento, si stanno aprendo spazi per l'azione imprenditoriale. Alcuni hanno battuto il campo dei prodotti ecocompatibili così come quello dei prodotti o servizi low cost. Altri hanno intrapreso per la vendita la strada della commercializzazione online o delle opportunità dei social network che democratizzano il contatto con il cliente. Non si contano, infine, le iniziative di start up nel settore delle nuove tecnologie e della digitalizzazione. Segnali interessanti, sebbene ancora limitati, visto il diffuso disorientamento in molti imprenditori. Augurabile che siano segnali anticipatori di quel riscatto del paese necessario per uscire dalla crisi.