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La spirale che assolve i bamboccioni

, di Bruno Arpino - ricercatore presso il Centro Dondena Bocconi di ricerca sulle dinamiche sociali
Nel Mediterraneo la maggiore tolleranza sociale per i trentenni che vivono coi genitori

La ricerca sulla transizione allo stato adulto ha chiaramente posto in rilievo le considerevoli differenze esistenti tra i vari paesi europei nell'età media alla quale i giovani lasciano il nido parentale. Meno studiate, invece, sono le norme sociali sull'età limite ritenuta accettabile per continuare a restare a casa. Questo è l'oggetto di un lavoro condotto presso il centro Dondena della Bocconi da Arnstein Aassve, Bruno Arpino e Francesco Billari (Age norms on leaving home: Multilevel evidence from the European Social Survey, Dondena Working Paper 32; www.dondena.unibocconi.it/wp32).

Il lavoro utilizza dati su 25 paesi europei (European Social Survey, round 3), tra i quali purtroppo manca l'Italia, che però ci si può aspettare simile agli altri paesi mediterranei.Agli intervistati è stato chiesto: "Dopo quale età lei direbbe che una persona è troppo vecchia per continuare a vivere coi propri genitori?". I risultati variano notevolmente trai paesi europei. Da un lato si hanno i paesi dell'Europa meridionale (Cipro, Portogallo e Spagna) con valori medi dichiarati superiori ai 30 anni. All'estremo opposto troviamo i paesi nordici (Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia) ed ex-sovietici (Russia e Ucraina), con valori medi compresi tra 24 e 26,5 anni.Invece di fornire una specifica età limite, gli intervistati potevano rispondere che "non si è mai troppo vecchi per restare a vivere con i propri genitori".Se si combinano le persone che hanno dichiarato un'età limite non inferiore a 30 anni con quelle che hanno dichiarato che non c'è limite, si ottiene la percentuale di quelli che è possibile definire come "tolleranti" verso i bamboccioni. La graduatoria risultante vede primeggiare il Portogallo, dove l'85% ritiene che non ci sia un termine per i giovani per lasciare la casa dei genitori o che si possa accettare la co-residenza tra genitori e figli anche oltre i 30 anni. In Danimarca, al contrario, il 74% delle persone pensa che non sia accettabile restare a casa oltre i 30 anni. Gli autori si interrogano sui fattori di contesto, regionali e nazionali, che influenzano l'età limite ritenuta accettabile per vivere in casa dei genitori. Dai risultati emerge che fattori culturali, misurati ad esempio dal tasso di persone che si dichiarano religiose nelle varie regioni e stati europei, sono importanti nell'influenzare le differenze tra regioni e paesi in termini di norme sociali. Le aree più religiose sono anche quelle più tradizionali, dove i legami familiari sono più forti, e questo può spiegare la tendenza ad accettare una più lunga permanenza nella casa dei genitori. Anche fattori istituzionali svolgono un ruolo importante. La carenza di posti di lavoro, la difficoltà ad accedere al mercato creditizio e bassi livelli di istruzione aumentano la tolleranza verso il posticipo dell'indipendenza residenziale da parte dei giovani.Da quest'analisi si deduce che i fattori che limitano le possibilità dei giovani di costruirsi un proprio futuro di là delle mura genitoriali influenzano anche le opinioni sull'accettazione del prolungamento del periodo di dipendenza. Si instaura così una spirale tra fattori culturali, istituzionali e norme sociali che rinforza certe attitudini. Da quest'analisi i bamboccioni sembrano uscire, quindi, almeno parzialmente scagionati perché in fondo, come dice Fo nell'incipit del Paese dei mezaràt, "tutto dipende da dove sei nato".