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La Spagna volta le spalle ai socialisti

, di Angelo J. Soragni - PhD Candidate in diritto internazionale dell'economia alla Bocconi
I risultati delle recenti elezioni riportano al governo il Partito popolare

Il 20 novembre scorso il popolo spagnolo, durante le Elecciones generales, ha rinnovato il proprio parlamento e le stesse hanno sancito una sconfitta per il partito socialista che ha guidato l'esecutivo di Madrid per oltre 7 anni con Josè Luis Zapatero. A vincere le elezioni nonché a strappare la guida del Congreso de los diputados e del Senado al Partito socialista stesso, che la deteneva dal 2004 in entrambi i rami delle Cortes, è stato il Partido popular di centro-destra guidato da Mariano Rajoy, già candidato nelle passate tornate elettorali del 2004 e 2008.

Elezioni anticipate e drasticamente influenzate dalla grave crisi economica in atto in tutto il globo e che ha fortemente toccato la penisola iberica.

I risultati per il partito socialista, dominatore dello scenario politico iberico per 8 anni, il Psoe, che candidava a presidente del gobierno Alfredo Perez Rubalcaba, già vicepremier di Zapatero per due legislature, si possono dire del tutto catastrofici, seppur fosse abbastanza immaginabile una debacle della sinistra spagnola. Non certo in questi termini però.

Il risultato del 20 novembre è stato il peggior risultato ottenuto dal Partito socialista da 30 anni a questa parte e permetterà al Partito popolare di avere la maggioranza assoluta dei 350 deputati della Camera bassa, eletta su base proporzionale, e dei 208 senatori del Senato del regno, eletto su base uninominale.

Insomma una sconfitta per la sinistra spagnola, che permetterà al leader del partito di centro-destra e premier in pectore Mariano Rajoy di formare un esecutivo, sulla carta molto forte e senza l'esigenza di scendere a patti con forze minori per la tenuta e stabilità dell'azione di governo.

186 seggi su 350 nel nuovo Congreso di Madrid sono andati, come preannunciato, al Pp con il 44,62% dei voti, il miglior risultato di sempre per la formazione cristiano democratica spagnola, superiore anche all'epoca Aznar, davanti ai socialisti del Psoe, crollati a 110 deputati con il 28% dei voti (ne aveva ottenuti 169 con il 43,87% dei voti appena 3 anni fa nel corso delle elezioni legislative del 2008). Successo anche per le formazioni autonomiste: il partito catalano Convergencia i Uniò ottiene ben 16 seggi, Amaiur, formazione basca di sinistra, ne ottiene 6 e il Partito nazionalista basco, 5. Questi ultimi due sono risultati importanti, ottenuti, anche grazie alla recente decisione di abbandonare la linea armata del terrorismo.

Analogo scenario al Senado, la camera alta, priva però di un rapporto fiduciario con il governo, dove i popolari hanno ottenuto 136 dei 208 scranni, i socialisti 48 seggi e le formazioni indipendentiste di Convergencia i Uniò 9 ed il Partido Vasco 4.

Mariano Rajoy ha annunciato che il suo Governo sarà mirato prima di tutto alla lotta contro la crisi economica. Sicuramente un impegno forte, stante anche la convergenza economica presente in Spagna che preoccupa l'Europa e i mercati, non meno certamente dello scenario italiano.