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La rappresentanza ha cambiato pelle

, di Giuseppe Berta - professore associato di Storia contemporanea
Associazioni. Parte il processo di allontanamento dai riti della concertazione

La crisi sembra aver destato, in Italia, un nuovo soggetto della rappresentanza degli interessi, il mondo della piccola impresa. Potrebbe apparire una contraddizione in termini, in un paese dove prevalgono largamente le attività economiche e imprenditoriali di piccole dimensioni che, del resto, dispongono di loro organismi di rappresentanza consolidati nel tempo, sia che si tratti del variegato arcipelago dell'artigianato sia che si tratti del raggruppamento di Piccola industria all'interno di Confindustria o della Confapi.

Tutti questi soggetti dispongono di una presenza assestata nel sistema rappresentativo, tale da rendere improbabile, di primo acchito, la sottolineatura di un reale elemento di novità nella voce più forte che hanno acquisito gli operatori di dimensioni minori. Ma la novità non consiste tanto nella forma rappresentativa che si è delineata nel corso degli ultimi mesi (sebbene anch'essa possegga tratti innovativi), quanto nella modalità nuova dell'esercizio della rappresentanza.

Essa infatti non si esercita più, in prevalenza, su quella scena mediatica, fortemente condizionata dai caratteri della politica di vertice, che ha costituito per vent'anni il luogo deputato di una rappresentanza che si misurava in primo luogo nel rapporto coi governi, le forze di maggioranza o di opposizione parlamentare, le confederazioni sindacali dei lavoratori. Ora la rappresentanza dell'imprenditorialità minore o diffusa preferisce conquistarsi uno spazio autonomo attraverso il richiamo agli aspetti specifici della propria condizione economica. Hanno ragione dunque, in questo senso, osservatori partecipi della vita associativa come Giuseppe De Rita che sottolineano come la rappresentanza dei piccoli sia molto più attenta a esprimere in presa diretta i bisogni, le aspettative e le proteste dei propri iscritti. Da questo punto di vista, in numerose occasioni è parso di assistere a una sorta di ribaltamento, come se la base associativa delle organizzazioni legate all'imprenditorialità diffusa volesse accorciare la delega concessa ai propri esponenti e funzionari per far sentire direttamente le proprie esigenze, rese più acute dall'andamento della crisi. Si è manifestata quasi un'insofferenza per il rituale della rappresentanza che si svolge negli incontri di vertice, ripresi e documentati dai telegiornali. Come se il sistema di procedure che il meccanismo della concertazione aveva esaltato per anni e anni (quando tutte le organizzazioni ambivano ad apporre la loro sigla sui documenti elaborati dall'esecutivo) avesse mostrato di colpo il suo logoramento e la base degli associati chiedesse un gesto di discontinuità, così da interrompere il rituale e riportare l'interesse sui problemi immediati e vitali delle piccole imprese. In luogo delle occasioni formali delle assemblee pubbliche, con gli invitati istituzionali, è subentrata una prassi che predilige il confronto aperto e diretto fra il mondo delle imprese e coloro che sono identificati come i decisori della politica economica, dai ministri fino agli assessori regionali. Si è verificato, insomma, un cortocircuito nelle procedure della rappresentanza. Laddove per anni era sembrato che il peso di un'associazione si misurasse dalla frequenza delle apparizioni delle sue figure-simbolo nel teatro mediatico del potere, oggi – almeno nelle file dei piccoli imprenditori – si presta assai meno rilievo a questo genere di presenza, considerata di ben scarsa efficacia pratica. Ciò ha enfatizzato il contrasto con l'indirizzo confindustriale, che inevitabilmente assegna un grande risalto alla propria assemblea annuale (dove si ridefiniscono le relazioni col governo e la politica) o a meeting di vasta risonanza pubblica come le assise tenutesi a Parma nel mese di aprile scorso. Ora, la mossa successiva delle rappresentanze dei piccoli operatori si è compiuta con un tentativo di intesa unitaria in cui si ripongono notevoli aspettative. Il suo esito sarà molto significativo per la piega che prenderà la politica associativa.