La politica giusta al momento giusto
I policy-maker che si occupano di concorrenza sono spesso in difficoltà quando devono stabilire se una condotta futura da parte di un'impresa incontrerà l'interesse pubblico o, al contrario, sarà socialmente dannosa. Per esempio, una fusione può essere socialmente desiderabile se l'abbattimento dei costi si traduce in un taglio dei prezzi, ma può comportare una perdita, dal punto di vista sociale, se l'impresa utilizza il suo potere di mercato per aumentare i prezzi. Dal momento che le conseguenze dell'operazione sono incerte, i policy-maker hanno il difficile compito di determinare il timing ottimale per i controlli regolamentari. Da una parte, le autorità possono scegliere un approccio attendista per acquisire maggiori informazioni sulle conseguenze della fusione. In effetti, quando intervengono dopo la conclusione dell'operazione, i policy-maker basano le loro decisioni su informazioni più accurate circa i suoi risultati e la sua desiderabilità sociale. D'altra parte, mettere in discussione un'operazione a fatto compiuto comporta danni irreversibili per i clienti, nonché costi di riaggiustamento. Perciò le autorità potrebbero preferire regolare ex-ante, prima che l'impresa abbia intrapreso l'operazione, sulla base di informazioni limitate. Marco Ottaviani (Dipartimento di Economia e Northwestern University) e Abraham Wickelgren (University of Texas School of Law) analizzano come le autorità antitrust dovrebbero risolvere in modo ottimale questo trade-off tra controlli ex-ante e ex-post.
In un paper di recente pubblicazione intitolato Ex Ante or Ex Post Competition Policy? A Progress Report (International Journal of Industrial Organization, volume 29, 2011, doi: 10.1016/j.ijindorg.2011.02.004), gli autori utilizzano un modello di controllo delle fusioni per identificare le condizioni alle quali l'applicazione ex-post si traduce in un aumento di efficienza. Dapprima studiano il caso in cui l'ammontare di potere di mercato generato dalla fusione divenga noto sia all'impresa sia all'autorità antitrust quando la fusione è conclusa. In questo caso, le istruttorie ex-post possono avere l'effetto indesiderato di dissuadere le imprese dal concludere fusioni socialmente desiderabili. In realtà, quando le autorità sono in grado di delineare le effettive ripercussioni delle fusioni, consentono solo le fusioni che non arrechino danno sociale, ovvero quelle che determinano un limitato potere di mercato e vantaggi limitati per le imprese. Dunque, dando il via libera solo alle fusioni meno profittevoli, i controlli ex-post potrebbero scoraggiare fusioni che, ex-ante, risulterebbero produrre benefici sociali. Questo effetto perverso sarebbe eliminato se le autorità si impegnassero a non annullare ex-post le fusioni.
Nel secondo caso analizzato dagli autori, l'impresa derivante dalla fusione viene privatamente a conoscenza di come la fusione impatterà sul potere di mercato una volta realizzata. Invece, l'autorità antitrust può inferire l'effetto della fusione dalle politiche di prezzo delle imprese. Scegliendo prezzi alti, l'impresa frutto della fusione segnala all'autorità un forte aumento del potere di mercato, che rende la fusione socialmente indesiderabile. Perciò, così facendo, imprese profittevoli corrono il rischio che l'autorità antitrust metta in discussione l'operazione. La minaccia di un'istruttoria ex-post disciplina le imprese ad abbassare i propri prezzi, mitigando così gli effetti anticoncorrenziali di fusioni socialmente dannose. A sua volta, tale strategia di prezzo dissuade l'autorità dall'annullare la fusione, un'operazione che incorrerebbe in notevoli costi sociali. Gli autori concludono, perciò, che i controlli ex-post sarebbero ottimali in caso di informazione asimmetrica, quando la minaccia di un'istruttoria ex-post disciplina la condotta di mercato dell'impresa, evitando che faccia valere fino in fondo il proprio potere di mercato.
Dato che il trade-off tra controlli ex-ante ed ex-post è rilevante anche per molte altre decisioni di politica antitrust, il risultato può essere facilmente adattato a un'ampia gamma di processi di approvazione regolamentare, caratterizzati da un considerevole grado di incertezza sulle conseguenze sociali di azioni private. Gli autori presentano una teoria generale della combinazione ottimale di regolamentazione ex-ante ed ex-post nel working paper intitolato Approval Regulation and Learning, with Application to Timing of Merger Control.