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La lezione di Real Time

, di Fabrizio Perretti - ordinario di social movements, markets and firms
All'aumento della proposta televisiva non è seguito un aumento di spettatori. Ma c'è chi ha trovato un'identità

La transizione dalla televisione analogica a quella digitale terrestre (switch-off) è iniziata nel 2008, con un processo a tappe che ha interessato progressivamente le diverse regioni italiane. Nel luglio 2012, con il passaggio al digitale della Sicilia e della Calabria, il passaggio al digitale terrestre della televisione italiana è stato completato. La conclusione di questo processo ci permette di tracciare un primo bilancio e di osservare quali cambiamenti si sono verificati nel panorama televisivo nazionale e, soprattutto, la loro portata.

Fabrizio Perretti

La conseguenza del passaggio al digitale terrestre è stata, come era nelle intenzioni, quella di razionalizzare e liberare alcune frequenze, permettendo all'utente di ricevere, oltre ai tradizionali canali analogici, un'offerta di canali aggiuntivi, in alcuni casi già presenti sulle piattaforme satellitari.In riferimento a questi nuovi entranti, il punto interessante è comprendere lo spazio, in termini di audience, che questi canali sono riusciti a conquistarsi nel panorama televisivo. Se si analizzano i dati annuali medi di share, si nota come questo spazio rappresenti ormai un quarto dell'audience totale: nel 2009 era pari al 5%, nel 2010 al 12,6%, nel 2011 al 22% e nei primi sei mesi del 2012 al 25,2%. Sono percentuali rilevanti, che indicano il progressivo spostamento, con l'avanzamento della transizione digitale, degli spettatori italiani verso nuove offerte televisive. Se si osservano i nuovi canali che hanno raccolto la quota maggiore di ascolto, la maggior parte di questi appartengono ai due tradizionali gruppi televisivi, ovvero Rai (con Rai 4, Rai Sport e Rai Premium) e Mediaset (Boing, Iris, Mediaset Extra), che si trovano quindi a gestire un numero più elevato di canali, a fronte di un calo generalizzato degli spettatori televisivi e delle entrate pubblicitarie. In questo caso si è quindi verificata una frammentazione dell'offerta televisiva e una dispersione degli spettatori esistenti, con evidenti ripercussioni negative sui conti economici dei due gruppi. La vera novità nell'offerta televisiva è rappresentata dal canale Real Time, che da aprile 2012 risulta essere (tra i nuovi entranti) il canale più visto, con una media di 118.000 spettatori al giorno. Grazie ad un sapiente mix di programmi nazionali (Cerco/Vendo casa disperatamente, Ma come ti vesti?) e di importazione (Il boss delle torte) e alla creazione di volti televisivi nuovi e ben identificati, ha saputo crearsi uno spazio interessante. Anche se si tratta di dati di ascolto ben lontani da quelli dei principali canali televisivi (Rai 1 e Canale 5 singolarmente raccolgono in media 1,7 milioni di spettatori al giorno, mentre gli altri tradizionali canali Rai e Mediaset viaggiano sui 700 mila spettatori giornalieri), è l'esempio più chiaro che in futuro i canali di maggior successo saranno quelli in grado di costruire una forte identità che permetta loro di distinguersi nel sempre più frammentato e affollato panorama televisivo.Si tratta di una lezione che i gruppi televisivi tradizionali sembrano ormai aver dimenticato.