Contatti

La doppia sfida della mobilita'

, di Lanfranco Senn - docente a contratto senior
La neonata Autorità dei trasporti dovrà regolare l'equilibrio tra i grandi stakeholder (utenti, imprese e amministrazioni pubbliche) e strutturarsi professionalmente

Regolare la mobilità è sempre più impellente. La domanda di mobilità cresce e tale aumento si accompagna inevitabilmente a una congestione sempre più intensa nonché a problemi di qualità ambientale. D'altro canto i passeggeri e le merci diventano sempre più esigenti in termini di servizi: dalla fluidità dei flussi al contenimento dei costi e delle tariffe. È pertanto comprensibile che si ponga la necessità di favorire la concorrenza nel settore dei trasporti da un lato per migliorare i servizi, dall'altro per contenere costi e tariffe.

Lanfranco Senn

La regolazione della mobilità ha suggerito l'istituzione di un'Autorità dei trasporti in Italia (ma anche in altri paesi) perché la concorrenza consenta benefici effetti per i grandi stakeholder: gli utenti, le imprese di costruzione e gestione delle infrastrutture e dei servizi, le amministrazioni pubbliche (locali, regionali, nazionali e internazionali).La concorrenza esige regolazione per far rispettare l'equilibrio tra i vari stakeholder, innanzitutto tra gli stessi modi di trasporto: si pensi alla competizione tra mobilità stradale e ferroviaria per il trasporto terrestre o tra ferrovia e aereo per le tratte di media-lunga distanza. Ma la competizione da regolare riguarda anche le società che gestiscono i servizi di trasporto: nel campo aereo è davanti agli occhi di tutti la rivoluzione causata dalle compagnie low cost nei confronti dei carrier tradizionali e tra di loro; nel capo del trasporto ferroviario si assiste alla concorrenza fra treni ad alta velocità (Trenitalia e NTV), ma anche fra treni per il trasporto merci, anche di paesi diversi. Anche le società di gestione competono: i porti per attrarre merci; gli aeroporti per svolgere funzioni di hubbing e di accessibilità territoriale; le società che gestiscono interporti e piattaforme logistiche per la manipolazione e la gestione delle merci; le concessionarie autostradali per garantire servizi efficienti di rete e di accessibilità. La competizione nel mondo della mobilità si manifesta peraltro anche da parte delle amministrazioni pubbliche preposte allo sviluppo dei territori, in termini di accessibilità: infrastrutture e servizi efficienti consentono maggiori scambi, attraggono nuove localizzazioni, produttive e residenziali, diminuiscono costi e velocità di trasporto. Non ci si può perciò stupire se di fronte a tale complessità di interessi anche in Italia si sia voluta istituire l'Autorità dei trasporti, che dovrà regolare tali flussi di mobilità. La sfida per la neonata Authority è particolarmente elevata: trattandosi della sua prima esperienza essa dovrà dimostrare di essere indipendente dai vari interessi in gioco, resistendo alle tentazioni monopolistiche ed oligopolistiche assai consolidate; dovrà resistere anche ai localismi e agli interessi particolari dei territori, garantendo peraltro servizi universali, anche a quelli più marginali, dove la gestione delle infrastrutture può rivelarsi poco redditizia; dovrà garantire tariffe e pedaggi al tempo stesso remunerativi per i gestori ma anche sostenibili per gli utenti.E non basta: le sfide per l'Autorità saranno anche sul fronte interno. La prima esperienza la obbligherà a dotarsi di personale qualificato e competente. Poiché la norma istitutiva prevede che il personale provenga da altre amministrazioni pubbliche, sarà sfidante la sua selezione e professionalizzazione. La scelta, condivisibile, di non nascere come costola di altre Autorità preesistenti, ma di essere autonoma, la obbligherà ad accelerare il processo di apprendimento per essere in grado in tempi brevi di rispondere alle esigenze di regolazione della mobilità.